CALTANISSETTA: LA LOTTA ALLA DISPERSIONE SCOLASTICA PASSA PER IL TEATRO!

18/02/2019

Continua il nostro tour dei Poli Exodus in Italia, in cui si sta realizzando il Progetto Bussole, realizzato da Fondazione Exodus con il contribuito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Direzione Generale del Terzo Settore e della Responsabilità sociale delle Imprese.

Ecco il racconto di Bruno Sari, Educatore della Cooperativa Etnos, realtà Exodus di Caltanissetta, sull’esperienza di laboratori di teatro che sta realizzando con i ragazzi del territorio.

In quanti e quali scuole hai avviato i laboratori?
Abbiamo avviato il progetto in due istituti, uno professionale (“IPSIA Galileo Galilei” su due plessi) ed uno Comprensivo (“Vittorio Veneto” su tre plessi). In totale abbiamo avviato quattro laboratori ed un quinto lo avvieremo a breve, appena ultimeremo la selezione dei ragazzi.

Complessivamente con quanti ragazzi lavori?
Circa 150 ragazzi coinvolti nelle nostre attività.

Qual è la tua metodologia di lavoro?
Il metodo di lavoro prevede che i ragazzi imparino a rispettare le regole della convivenza civile attraverso varie attività. Partiamo dalla loro disponibilità a collaborare con i compagni utilizzando la condivisione come strumento principale.

Quante volte alla settimana vi incontrate?
Ci incontriamo una volta a settimana per ogni gruppo

A cosa state lavorando attualmente?
Siamo ancora alle fasi di studio da cui emerge che i ragazzi, in generale, sono poco invogliati a scoprire nuove attività, sono refrattari alla novità e credono poco nelle proprie capacità. Per fortuna non tutti mostrano queste caratteristiche e stiamo cercando di far passare i messaggi positivi della collaborazione, della scoperta, della novità e soprattutto del credere in sé stessi.

Perché il teatro? Secondo te che valore sociale ha?
Il teatro è uno strumento potentissimo per aiutare i ragazzi nella simulazione della vita reale. Possiamo inventarci delle storie e riportarle nella fantasia del teatro. Attraverso il gioco del teatro si abbattono paure, timori, limiti.

Che contesto è quello di Caltanissetta?
È abbastanza variegato. Il contesto dell’Istituto Comprensivo ha moltissime sfaccettature, i vari plessi sono multiculturali con contesti di disagio familiare e di integrazione. È piuttosto complesso. Sono tre plessi dove studiano ragazzi disillusi e poco stimolati a produrre. Non capiscono che fine abbia lo studio, hanno poche aspirazioni. Ovviamente il contesto genitoriale e familiare in cui vivono, in alcuni casi, non da loro gli stimoli giusti per rendere la scuola un luogo dove creare il proprio futuro.
Il contesto dell’Istituto Superiore ha caratteristiche diverse, anche se similari. Sicuramente alcuni non hanno chiaro lo scopo dello studio nella loro crescita futura. Non vogliono accettare che lo studio sia il loro investimento migliore. C’è molta disillusione. In un plesso siamo ancora alla fase delle interviste individuali, stiamo cercando di incontrare più ragazzi possibile per individuare più soluzioni da poter dare loro. In un altro plesso abbiamo già iniziato un percorso di conoscenza attraverso la gestualità del corpo per migliorare la conoscenza del loro essere. Anche con loro la scelta dell’uso del teatro è strategica per costruire il proprio futuro.

Che bisogno hai intercettato in questi ragazzi?
Secondo me hanno bisogno di imparare a credere in loro stessi.

Redazione