IO PRETE POVERO E LE PAROLE DI FRANCESCO

27/05/2016

I giornali sembrano felici che questo Papa riesca ad arricchire di significati e di proposte inattese ogni suo intervento, degne delle prime pagine, non perché qualcosa bisogna dire ma perché, finalmente, la forza e l’energia dei messaggi valgono addirittura di più delle copertine.
Da questo Papa ci si deve finalmente aspettare di poter leggere cose che da decenni ciascuno di noi si teneva dentro e che sussurrava sottovoce perfino tra amici. Per me prete di una chiesa minore, antipatica a quella ufficiale, poco scalza e troppo chiesa, apprendere che Papa Francesco apre la 669° assemblea generale della CEI dicendo: “I preti brucino sul rogo le ambizioni di carriera e di potere” e più avanti dopo aver ribadito con frasi che già conosciamo, ma che ogni volta rende più potenti e stravolgenti, ad esempio affidando, in questa occasione, al fuoco un potere purificatore capace di toccare l’intimo, il dna del prete e non solo la sua condotta esteriore e testimoniale.
“Il prete deve fare un rogo anche della tentazione di interpretarsi come un devoto che si rifugia in un intimismo religioso che di spirituale ha ben poco. Sia messo al bando rigorismo e buonismo fatto di superficialità e di accondiscendenza a buon mercato. In questo tempo povero di amicizia sociale, il nostro primo compito è quello di costruire comunità. Perciò mantenete solo ciò che può servire per l’esperienza di fede e carità per il popolo di Dio”.
Il prete ideale non è l’impiegato che ha un’agenda da rispettare, ma è colui che si fa prossimo di ognuno, con uno stile di vita semplice ed essenziale.
Mi pareva di cascare da un altro mondo. Perché queste frasi, lette quasi fossero pensieri passeggeri e di poco conto, rovesciano cifre spaventose e, a noi preti dei poveri, scandalose e antievangeliche.
Il valore degli immobili del Vaticano nel mondo vale 2.000 miliardi e gli immobili del Vaticano, nel mondo, sono un milione. Riuscirà questo Francesco a render scalza una chiesa che borghesemente viaggia carica d’oro, alloggiata in appartamenti regali, pronta a scandalizzarsi delle fragilità delle sue pecorelle ma capace di coprire scandali inammissibili e di difendere pastori immondi e sfrontatamente doppiogiochisti?
Peccando di malizia ho osservato i servizi offertici dai telegiornali con attenzione. Alcuni volti dei presenti all’assemblea non mi sembravano stravolti di felicità a causa dei contenuti pentecostali del messaggio.
Ce la farà o non ce la farà questo Papa a convincere quel salone strapieno di berretti rossi, a farsi olio di speranza e di consolazione al popolo solo e sofferente, non lo so. Intanto l’ha detto con l’energia del profeta, l’esperienza del patriarca e la convinzione che la chiesa o sarà così o non sarà più chiesa, ma solo Stato pontificio.

Don Antonio Mazzi