L’IMPERO DEL CALCIO E I FARAONI DEL PALLONE

Stiamo giocando dentro una bolla destinata a esplodere

19/08/2016

Pogba vorrei tanto non conoscerlo. Però capisco subito che lui viene dopo le società di calcio, gli sport vari ma soprattutto dopo quella parte di mondo sempre più balordo e sgangherato, incapace di intuire che l’impalcatura sportiva artificiale, sostenuta da pilastri di carta pesta, è ai rigori. Si annuncia una crisi senza precedenti, non solo per lo sport. Qualcuno parla del 2030! Pessimismo? Io, grazie a Dio non ci sarò, ma ci sono adesso e mi fa spavento pensare che grandi società, bleffino e continuano imperterrite, nonostante l’altro mezzomondo, oramai vada esplodendo, senza mezzi termini e con modalità impensabili, certamente disastrose e destabilizzanti.
Le logiche del “vecchio continente” viziato e affamato di vacuità, capace di divorare idiotamente i beni naturali e i beni economici, dalla storia non ha imparato nulla. La fine dell’impero romano, dei regni babilonese e greco, la scomparsa delle Signorie e delle Colonie sfruttate e defraudate, non ha lasciato tracce. Perfino l’America traballa, insieme alla Russia, fino a ieri superpotenze. L’Europa in preda ai suoi egoismi nazionali, da segni di tramonto. Eppure, se ai tempi nelle arene erano i cristiani e i leoni, a divertire schiavi e padroni, oggi negli stadi vi sono uomini carichi di milioni che non riescono più nemmeno a divertirci. Perché siamo caduti così in basso?
Possibile che nessuno di questi onnipotenti del quarto di mondo, non abbia capito quanto di tragico si sta muovendo negli altri tre quarti di mondo, indisponibile e stufo dei giochi più vergognosi e ingiusti, compiuti calpestando i diritti di infinità di poveri. È finita la storia di barconi. Nel mondo siamo sei miliardi, e non solo i quattro mangiasoldi dell’Europa e dell’America del nord. Questa piccola parte di mondo è stata capace di rovinare, stravolgere, defraudare e farsi sempre gli affari suoi. Ora si sono maturati i tempi. Il Papa ce lo dice, e i pochi onesti stanno intuendo e riflettendo. Questa “guerra” non finirà con vincitori e vinti, perché le armi che adopera non si accontentano di fare morti e di ammucchiare cadaveri. C’è di mezzo la civiltà, la dignità, i pari diritti e l’uso corretto tanto delle grandi quanto delle piccole politiche.
Possono un paio di gambe, creare rivoluzioni così potenti? Non sono le gambe, ma quello che significano e quello che provocano. Tutti hanno diritto di vivere. E per vivere tutti, la logica che proponiamo oggi, è perdente. Quale sarà quella vincente? Potremo vedere ancora campi verdi e giovani godere? Potremo aprire varchi e trovare formule dignitose per tutti? Se non sarà così, meglio tornare all’oratorio, purché dopo e prima ci siano abitazioni, lavoro, scuola, diritti, non solo per Pogba e soci, ma per tutti coloro che abitano questa terra.

Don Antonio Mazzi