LE PORTE DELLE CHIESE SIANO SEMPRE APERTE

14/06/2016

“A me fa male il cuore quando vedo l’orario nelle parrocchie, poi non c’è la porta aperta, non c’è prete, non c’è diacono, non c’è laico”. Sono 45.000 i laici che, sul modello degli apostoli, aiutano preti e vescovi all’esercizio della carità in ogni diocesi del mondo. Tra un po’ di tempo speriamo che anche le donne possano esercitare il diaconato e moltiplicare le presenze di fede e carità dentro e fuori le chiese.
Questo Papa è e rimane un pastore. E per un pastore la porta dell’ovile è sempre aperta e la sollecitudine del pastore non viene definita da orari sindacali o da pensioni anticipate. Sta qui il dna del prete.
La superficialità di tanti crede che i preti una volta sposati, abbiano risolto buona parte dei loro problemi. Il prete non è mai vecchio, stanco, demotivato o legato alla mentalità impiegatizia. Non non siamo impiegati del Padreterno o funzionari dello Stato Pontificio.
Spero tanto che, già con questo Francesco, il titolo Stato Pontificio sparisca dai capitelli marmorei dei palazzi e degli uffici del Vaticano. “Essere pochi ed anziani” è una frase che possono pronunciare i postini, i custodi dei cimiteri.
Un prete non è mai anziano. La vecchia liturgia della messa all’inizio della celebrazione, ancora ai piedi dell’altare, faceva dire a tutti i preti che stavano andando verso quel Dio che rendeva lieta la giovinezza. E in quel caso la carta d’identità non faceva testo.
“Le parrocchie siano sempre aperte e troviamo il modo perché la disponibilità a tempo fa male al cuore. Urge accogliere senza orari chi bussa”. Se ho capito bene un Papa che arriva fino a queste battute non è simpatico. Scendere ai particolari, rompe. È bello dichiarare i principi. È molto meno bello, coniugarli.
Non scendo a statistiche e, tanto meno, a dichiarazioni. Sono stato anch’io viceparroco per dieci anni a Primavalle, dal 1960 al 1970. So quello che dico e so quanto ho litigato, a quei tempi, con il mio parroco (ora beatamente in cielo) per tenere le porte aperte fino alle 22,30.
E ce l’ho fatta. Ero giovane. Ma ora che non sono più giovane il cancello della comunità, al Parco Lambro, rimane egualmente aperto 24 ore su 24. Eppure non sono un santo e nemmeno un beato. Il cancello è aperto perché se c’è qualcuno che suona, deve trovare sempre qualcuno che risponda.

Don Antonio Mazzi