GIUSTIZIA, ALTRE STRADE OLTRE ALLA PRIGIONE

23/06/2017

È accaduto a Silvio Berlusconi, a Fabrizio Corona, a Lele Mora ed ora a Fabio Riva: l’ex numero due dell’Ilva sconterà i due anni e 11 mesi residui di reclusione in prova ai servizi sociali. Anche altri personaggi sono venuti nelle mie comunità e hanno potuto fare questo tipo di esperienza. Cioè lavorare, fare verifiche di gruppo, vivere tutti i momenti e le attività che tutti i nostri ragazzi sviluppano dalle 6.30 del mattino alle 22.30 della sera.
Per me il signor Riva, come il signor Berlusconi, valgono quanto gli altri. Il bello di queste strutture consiste che all’arrivo i “potenti” diventano ex, perdono i “titoli”. L’accoglienza è naturale, senza difficoltà di inserimento e senza bisogno di confessioni pubbliche. È arrivato Fabio!
Non ho nessuna voglia di approfondire la questione degli affidamenti, come sono stufo di parlare e discutere di giustizia, della pena e delle carceri italiane. Ci sarebbero tanti altri modi di far scontare le pene oltre le galere. Gli affidamenti potrebbero essere uno fra i tanti modi. Ma anche su questo punto le discussione e le stranezze sarebbero infinite. Un proverbio dice che la giustizia può sbagliare ma l’ingiustizia mai.
Vorrei tanto che i magistrati venissero a fare volontariato e a conoscere meglio le strutture alla quali affidare i loro “clienti”. Accenno volentieri a due amici magistrati che spesso vengono a condividere con i miei ragazzi feste e lavori: Giovanni Colombo e Piero Calabrò, oggi usciti dalla Magistratura.
Torno sulla vicenda di Fabio Riva, dipinto come una vittima, per di più ammalata. È strano che tutti questi signori arrivino ammalati. Non ditemi che sono senza cuore! Ne ho visto troppe! È giusto che chi sbaglia paghi e sconti le pene con processi veloci.
Mi pare altrettanto urgente che la giustizia faccia pagare tutti in modi più trasparenti e meno ritagliati su misura. Il comico, però, che traspare dal tragico, come ai tempi di Berlusconi, mi fa dire: cosa significa mandare un signore di anni 62 ad assistere i bambini disabili, a fare i compiti e ad assisterli durante i giochi?
È mai possibile che in Italia non esistano strutture più adatte e adeguate per un signore come il Riva e non esistano ragazzi e giovani più grandi, con i quali lavorare meglio, avendo un po’ più di esperienza?
Finisco augurando salute al Riva e augurandomi che tali notizie godano meno spazio nei quotidiani “seri”.

Don Antonio Mazzi