LA FEROCIA INAUDITA CHE CI LASCIA SGOMENTI

07/04/2017

Ad Alatri un giovane di vent’anni, Emanuele Morganti, è stato massacrato di botte fuori da un locale ed è morto dopo due giorni di agonia. Non dico che mi ha meravigliato, ma mi ha fatto pensare un particolare che potrebbe dire qualcosa di più del solito. L’aggressione, durata drammatici quindici minuti, si è sviluppata in tre fasi e con violenza di intensità diversa.
A me quel “diversa” fa venire i brividi perché sarà stata non solo progressiva nella bestialità, ma i due assassini avranno inventato modalità più “raffinate” aiutati da altri, quindi più barbariche.
Da quale fastidio è partito il tutto? Pare sia stato inventato pure il fastidio perché sembra che i due macellai dovevano dimostrare ad Alatri che “migliori di loro nel massacrare la gente non c’era nessuno, nemmeno gli albanesi.”
E qui siamo arrivati alla legge della giungla, all’assurdo, alla barbarie. Ai miei tempi, cioè quando eravamo analfabeti e poveri, per dare prova di forza, alzavamo la “penna” dell’aratro, o la “balla” di paglia, appena uscita dalla trebbiatrice. Oggi, finalmente arrivati alla civiltà e alla democrazia, abbiamo insegnato o subìto le nuove modalità di convivenza.
Vale di più chi ammazza la gente nella piazza principale del paese. Secondo il magistrato la pericolosità dei due è rilevantissima ed è dimostrata dal comportamento gravissimo posto in essere, assolutamente sproporzionato e gratuito.
Ho letto che qualche amico ha tentato invano di proteggere la vittima. La città ha reagito proclamando un lutto cittadino ed Emanuele è stato assistito, nei due giorni di agonia, facendo tutti i tentativi possibili.
Nel frattempo i genitori di Emanuele, prima di lasciare la città, spaventati dalle minacce, hanno dato il consenso alla donazione degli organi. Alatri è stravolta.
Spavento, amore, violenza, odio, misericordia, tanta voglia, credo, di piangere, di pregare e infinite domande che soffocano la voce e il cuore. Non è sufficiente avere fiducia nelle forze dell’ordine e non è sufficiente nemmeno manifestare vicinanza e lutto. Fermiamoci tutti, per favore!
Urge ripartire da lontano: dalla scuola, dalla famiglia, dagli oratori, dalla presenza sia delle Forze dell’ordine e sia del volontariato. Non possiamo intervenire solo e sempre dopo l’orrore. E dobbiamo avere il coraggio di pensare che, alla fine anche i due fratelli, siano assassini e vittime.

Don Antonio Mazzi