LA RETE CRIMINALE DIETRO LE MANI TESE

03/03/2017

Mi arriva questa lettera e non posso non condividerla con voi.

Reverendo don Mazzi,
pochi giorni or sono mi trovavo lungo una via della mia città per delle commissioni.
Cercando un negozio camminavo più lentamente guardandomi attorno, quando mi sono sentito chiamare genericamente così da attrarre la mia attenzione.
Fuori da una panetteria c'è un ragazzo nero con somiglianze simili al ragazzo della foto di un suo recente articolo, ha un berretto in mano con dentro delle monete.
Mi fermo e lo guardo. Ha uno sguardo triste, non parla inglese, poche parole di italiano.
Gli chiedo se vuole che gli comperi qualche cosa, mi fa cenno di no e muove il cappello per chiedere monete.Prendo dal portafoglio due euro, ma prima di lasciarli cadere nel berretto nasce in me spontanea la domanda: "Li tieni tutti tu questi soldi? Li usi tutti per te e le tue necessità?" e il desiderio di dirgli qualche parola.
Al primo momento mi guarda con interesse non capendo, ma avendogli ripetuto la domanda con espressioni diverse alla fine capisce e, scuotendo la testa mi dice e mi fa cenno di "No" con le lacrime agli occhi rigirando fra le mani il berretto con le monete, come se non gli importasse di ciò che aveva in mano. Ho lasciato cadere del denaro e gli ho stretto le mani.Non ho saputo fare altro.
Nel frattempo qualcuno si è fermato ad ascoltare il nostro dialogo e mi sono sentito svuotare dentro. Le persone seguivano le mie parole con movimenti della testa, sorrisetti a mezza bocca bisbigliando frasi come "sfruttati", "mafia", "racket", "ma lei non lo sa che va così?", "vicino ad ogni panetteria ne piazzano uno".
Arrivo alla domanda, caro don Antonio: "Ma se quel poco di carità che riusciamo a dare lungo la strada, incontrando questi nostri fratelli, viene versato a sfruttatori senza scrupoli, come la mettiamo? Costa sacrificio di questi tempi condividere, purché arrivi a buon fine".
Quando ora incontro questi ragazzi mi nasce il fumo agli occhi, non vedo la persona che mi sta davanti ma i loro quotidiani aguzzini.Dopo quanto successo mi sento in confusione e attendo una sua parola.

Anch’io non ho risposte, ma alle domande rispondo facendo. Perché se dovessi ragionare, dovrei partire da così lontano da rendere impossibile ogni scelta. La rivoluzione, qualche volta, la può fare anche il sasso nella fionda di un David qualsiasi.
Peccato che in questa società preferiamo le Bmw alle fionde e anche i pochi David sono più impegnati nel rispondere al telefonino che a preparare un nuovo umanesimo.

Don Antonio Mazzi