SCONVOLTI E SCONFITTI DI FRONTE AD ALFIE

27/04/2018

Anch'io ho visto a Polidoro, nel distaccamento dell'Ospedale del Bambin Gesù di Roma, le creature quasi sepolte dai macchinari terapeutici con le mamme. Giorno e notte, lì, sedute su un seggiolino che sperano contro ogni speranza, convinte che i medici, nonostante tutto sia inutile, si prenderanno cura e, senza accanimento terapeutico, accompagneranno alcune decine di creature verso una fine naturale.
Anch'io ho fatto un segno di croce sul visino dei figli e sul volto delle madri. Però non ho capito quando finisce la terapia e quando inizia l'accanimento. Ho solo capito che per una madre tale atteggiamento non è accanimento, ma umanità, sensibilità e rispetto per la loro creatura.
Ho accennato alla mia esperienza per riprendere la recente e dolorosa situazione dei genitori di Alfie Evans, bimbo inglese di Liverpool di 23 mesi colpito da una grave malattia degenerativa per il quale, secondo l'Alta Corte britannica, non essendoci la minima speranza che si possa salvare, viene giustificato il distacco delle spine dei macchinari.
I genitori ventenni di Alfie, invece, non hanno mollato e sono ricorsi alla struttura vaticana che si era dichiarata disponibile a prenderlo in cura, il Bambin Gesù. "Qui è tutto pronto" aveva confermato Mariella Enoc, presidente della struttura romana.
A questo punto tutti ci sentiamo sconvolti e sconfitti. I ragionamenti lasciano spazio solo alle domande, ai perché e ai misteri di questa vita, tanto ricca negli amori e altrettanto spietata nei dolori.
Traballa tutto. Ve lo garantisco. Dopo un pomeriggio a Polidoro, passando da una cameretta all'altra, da una creatura all'altra e da una mamma all'altra, entrando nella cappella ho detto: "Perché Signore?".
Quando ti arriva addosso il dolore, anche se non tuo, ti fa piccolo, povero, inutile e fragile, tanto fragile. Alfie arriverà a Roma o resterà a Liverpool? Qualunque sarà il finale di questa storia nel nostro cuore si aggiungerà una cicatrice in più e nel cuore dei giovani genitori, dopo l'immenso dolore, spero rinasca la voglia di ricercare un'altra maternità.

Don Antonio Mazzi