UN PAPÀ ALLA MATURITÀ, PER DARE L'ESEMPIO

29/06/2018

Ho letto, quasi con tenerezza, la breve storia di un operaio milanese che, assieme a sua moglie, è tornato sui banchi della scuola, alla bella età di trentasei anni, per ottenere il diploma di maturità in meccanica e meccatronica.
Il motivo principale che lo ha portato in officina al mattino e sui banchi di scuola il pomeriggio è stato per dare buon esempio a sua figlia Giada di nove anni. C'è anche un secondo motivo per papà Fabio, meno importante, ma per altri papà e altri figli, altrettanto importante.
Molti giovani lasciano la scuola per situazioni più o meno giustificabili. Anche papà Fabio, a 17 anni, aveva mollato tutto. E qui vorrei che tanti genitori, tanti insegnanti e tanti ragazzi, facessero di tutto perché i nostri figli potessero conseguire almeno un diploma di maturità.
Nelle nostre scuole le percentuali dei "dispersi" sono troppo alte e l'impegno dei docenti perché ciò non avvenga non mi pare sia altrettanto impegnato. Quindi sono intenerito per la storia del papà e dell'esempio alla figlioletta, ma poco contento per tutti gli altri abbandoni scolastici.
Dobbiamo inventare modi e sistemi perché i ragazzi con difficoltà di apprendimento e di profitto vengano aiutati, durante l'anno, in tutti i modi. Inutile che vi dica che i ragazzi e le ragazze di 15-16 anni che vengono espulsi oppure che "mollano" corrono tutti i rischi che quotidianamente troviamo descritti sui giornali.
Torno alla dolcezza e ai buoni esempi paterni. Fabio con sincerità racconta che la stessa sera che aveva deciso di riprendere la scuola gli era saltata addosso la paura, la vergogna, la fatica in modo così pesante che "ci è voluta", dice lui "la tenacia e la volontà per non buttare la spugna subito. Tornato a casa mi sono chiesto chi me l'ha fatto fare".
Invece ha vinto la perseveranza e, nonostante, ammetta che all'ingresso dell'aula in mezzo ai ragazzini per la prima prova scritta di maturità gli sono tremate le gambe, ha sostenuto il suo esame. Non dimentichiamoci che Giada, prima di entrare, battendo le mani sulle spalle come facevamo noi grandi anni fa, gli ha detto: "Non preoccuparti papà, vedrai che andrà tutto bene!".
Chi ha nove anni e chi ne ha trentasei? Evviva la terza elementare!


Don Antonio Mazzi