L’ADOLESCENZA PRECOCE CHE TROVA IMPREPARATE SCUOLA E FAMIGLIA

10/08/2019

Purtroppo, siamo ancora qui per parlare delle baby-gang, di ragazzi bulletti delle scuole medie sospesi, bocciati e dei quali sono stufo di parlare, forse più che stufo, nauseato e deluso.
È comodo fare grandi titoli, soffermandoci sempre sulle descrizioni, sulle tipologie e sugli effetti devastanti delle bande che rendono la vita difficile a parrocchie, scuole quartieri, mentre sarebbe molto meno comodo partire, non dico dalle origini perché dovremmo rovesciare la metà delle famiglie italiane, ma almeno a metà strada, cioè dalla scuola.
Cito sempre la scuola, non perché mi è particolarmente antipatica, ma perché è l’unica istituzione attraverso la quale passano tutti i nostri figli, almeno per un decennio. E non per un decennio qualsiasi, ma per un decennio durante il quale esplode la “prima adolescenza”, cioè soprattutto la parte fisico-corporea dei nostri figli.
Vado da anni dicendo che la scuola media inferiore va radicalmente cambiata, perché vive di normative e di programmi nati sessant’anni fa, cioè quando l’adolescenza esplodeva tre anni dopo.
Proprio questa mattina mi ha chiamato una mamma disperata, perché “ha perso sua figlia”. Sono sue le parole: “Non ce la faccio più. Mia figlia ha diciassette anni e da sei si fa di coca e di tutte le altre porcherie. Non la tengo più!”… Pianto.
Di numeri me ne intendo poco, ma ce la faccio ancora a fare una sottrazione. E diciassette meno sei fa undici. Ripeto, undici. La mamma che mi ha telefonato non era certo una donna immersa nel disagio. Nella sua storia, nel suo modo di parlare e nella sua esasperazione, c’era, per uno come me che sente simili telefonate da decine di anni (Exodus è nato 35 anni fa), una donna normale di una famiglia normale, con padre, madre e figli normali.
Torno al mio pallino. Il triennio della media offre tutte le opportunità perché i problemi intellettivi, psichici, fisici e sociali vengano prevenuti e affrontati in tutti i loro aspetti.
Con una preparazione diversa dei docenti e con la convinzione di tutti che la scuola non è solo il luogo dell’istruzione, ma soprattutto quello della formazione, questi disastri non accadrebbero.



don Antonio Mazzi