La Chiesa con il grembiule

02/01/2019

La chiesa è una parola bella, ma sa ancora di Vecchio Testamento, della religione dei Templi. Cristo, la sua rivoluzione più radicale l’ha fatta quando non ha più cercato templi e luoghi roboanti di culto, con sacerdoti “togati” e ligi più alle cerimonie che alle anime.
E la chiesa, nel Vangelo, è diventata casa, tavola e luogo dove si consuma la cena e si divide il pane. E non solo, è andato oltre e ricordando i lavaggi degli ebrei, anziché mandare i commensali a lavarsi, ha voluto essere lui, colui che invitava, a lavare non solo le mani, ma addirittura cominciando dai piedi.
E ha voluto che tornassimo sulle strade del Vangelo e che, al posto dei templi, trovassimo case nelle quali dimenticare le grandi cerimonie, ma venissero vissuti i momenti fraterni, familiari, semplici.
E Cristo non si è accontentato di mettersi il grembiule e lavare solo i piedi, ma ha voluto che attorno a questo semplice rito nascesse la vera casa del pane e che i “sacerdoti” non fossero coloro che indossavano ornamenti dorati, confezionati solo per esaltare il Dio “onnipotente, creatore e Signore del cielo e della terra” ma testimoni del Cristo dei poveri, delle vedove e dei samaritani.
Per cui faccio un salto mortale sognando pastori con il grembiule nello zaino, con il pane azzimo e con gli oli sempre pronti per sanare le pecore smarrite e i figli disperati.
Sono felice che questa casa di Dio, e ovile per pecore e pastori, venga ricordata con una collana di libri, intrisi di questo “pezzo” di Vangelo. Anch’io, tra una pecora salvata e novantanove perdute, ho voluto scrivere il libro “Amori e tradimenti di un prete di strada”.
Libro nel quale testimonio la sofferenza, il dolore e il senso di sconfitta per tutte le volte che la tentazione di tornare alle casule ha avuto il soprassalto. Ma, per fortuna, il Cristo pastore è ancora tra noi e quando ci portiamo a casa sulle spalle le anime ferite, c’è ancora e sempre lui che fa festa con noi.
Solo allora i miei “tradimenti” si trasformeranno in attimi di amore e, aprendo lo zaino, distendendo il grembiule, non mi vergogno di fare una cenetta sul pavimento della camera alle tre della notte con il Cristo, meglio con l’unico Cristo che conosco e che mi ha rapito.

Don Antonio Mazzi