Islam nelle scuole, l’apertura di Scola

15/02/2016

Ho letto con interesse quanto il Cardinale Scola di Milano ha proposto rispetto all’accoglienza e alla inclusione di religioni, culture e storie diverse dalla nostra cattolica italiana.
Non vorrei però che noi italiani furbini fermassimo il discorso a moschea sì – moschea no, presepio sì – presepio no, crocifisso sì - crocifisso no. Non è facile l’integrazione e tanto meno sono facili relazioni serene tra diversi, in un paese come il nostro nel quale niente è stato mai fatto per accogliere le diversità più ovvie e scontate.
Ricordiamo bene come siano nate fazioni, partiti, associazioni e festività tanto ignoranti quanto banali tra nord e sud, tra regione e regione, tra paese e paese. Le storiche baruffe della “Secchia rapita” sembrano ancora di moda.
Qui da noi i cento campanili non raccontano la ricchezza, la poesia, la letteratura, le caratteristiche straordinarie che spuntano da ogni metro del nostro territorio.
Siamo il paese più ricco al mondo di arte, musica, antichità, archeologia. Dalle arene alle catacombe, dagli archi alle colonne romane, dall’Appia antica ai ruderi in ricordo delle divinità più strane, dalle cattedrali gotiche ai ceppi medievali.
È penoso ascoltare battute e assistere a manifestazioni strapaesane capaci di trasformare in comizi perfino le processioni. La multietnicità esige capacità di lasciare spazi rispettosi di vivibilità, di pensiero, di fede, di tradizioni, senza ridurli a ideologie partitiche.
Arrivare a riflessioni e a scelte su come e dove costruire una moschea, significa aver fatto lunghi tratti di strada insieme e aver dialogato non solo sui metri cubi o sulle distanze dalle nostre basiliche.
Credo che solo partendo dalla scuola, dalla preparazione dei docenti, dalla formazione dei nostri seminaristi, cioè solo partendo da lontano, arriveremo lontano e ci prepareremo ad un domani profondamente diverso.
Certi periodi e certe trasformazioni dei popoli esigono saggezza, pazienza, pedagogia e catechesi, rischi e sofferenze infinite. È bello che un Cardinale lanci proposte così “rivoluzionarie” approfittando dell’anno della misericordia, della quaresima e della crisi non solo economica che attraversa la nostra Italia.
Milano, poi, è sempre Milano e ciò che si muove, in bene o in male, in questa metropoli ricade abbondantemente sul resto della nazione. Per noi, delle comunità, che dobbiamo e vogliamo per scelta tenere le porte aperte, è un segnale provvidenziale ed incoraggiante. Grazie dunque al Cardinale e a quanti, clero e politici, invitano, con molta semplicità, a gesti di grande spessore evangelico e civile.

Don Antonio Mazzi