NUOVI VESCOVI TRA I PRETI DI STRADA

10/12/2015

Mi pare che l’idea del Papa di scegliere i nuovi Vescovi tra i preti “di strada” sia uno dei segnali più importanti e significativi di tutto il suo pontificato. I veri cambiamenti non arrivano dalle parole, dalle piazze piene, dai sinodi anche se sono cose importanti, segnali necessari e propedeutici.
Lo sa bene questo Papa, che il gregge cambia se i pastori sono veri, poveri, vicini alla gente, testimoni del vangelo “minore”. Troppi pastori, vecchio stile, usano e leggono solo le pagine del vangelo con le parole grosse (come direbbe mia nonna).
La chiesa di domani, quella dei nuovi esodi, ha bisogno di sandali, bisacce, perdono, ascolto e testimonianze. Non credo che Gesù, mandando gli apostoli per il mondo, pensasse alle grandi cattedrali e agli anelli con diamanti.
Mi pare che il Papa, qualche settimana fa, ai religiosi e alle religiose radunati per ascoltarlo abbia detto di essere “adoratori e non narcisi, perché la vita religiosa è sterile quando non sa sognare e non è profetica. Dobbiamo svegliare il mondo”.
E, sempre in quella occasione, ha sintetizzato in tre sostantivi l’avventura pastorale e religiosa: “vicinanza, memoria, profezia”. I nuovi Vescovi (non dimentichiamo, oltre a quelli di Palermo e Bologna, il Vescovo di Locri) hanno soprattutto questa qualità, “la vicinanza”, tanto cara a Papa Francesco.
Sarebbe bello, per un Vescovo, camminare tra la gente spoglio delle cianfrusaglie accademiche, con la tunica alla don Benzi e sempre con qualche pecora “recuperata” sulle spalle.
Con il Sinodo il Papa ha potuto fare piccoli passi con qualche rischio e molta fatica. Si è dovuto accontentare della celebre frase del vangelo: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”. Ma, come dicevo sopra, i fatti possono scavalcare e travolgere le dottrine, le teorie, le sottolineature scolastiche.
E questo straordinario gesuita usa la doppia velocità e, battendo ogni suo predecessore, prima fa e poi dice. Sintesi difficilissima, rischiosa, più attenta al popolo che alla “verità” che solo un gesuita sudamericano riesce a tenere insieme.
Nel frattempo, noi europei che abbiamo trasformato la religione in una agenzia di assicurazioni, inventiamo malattie, complotti e lacerazioni, dimenticando che la chiesa se torna ad essere di frontiera, avrà certamente avversari interni ed esterni. Ma vincerà ancora una volta la misericordia perché solo questa è la via proposta alla chiesa del Cristo samaritano.
“Dio si è impastato di umanità. Fattosi uomo, ha vissuto da uomo e si è completamente compromesso con gli uomini del suo tempo. Niente di quello che appartiene alla persone gli è estraneo. Dio ha voluto per sé la compagnia degli uomini e così ha manifestato come l’esigenza radicale umana sia quella del vivere insieme, con gli altri, per gli altri. Ha indicato che la felicità è reale solamente se condivisa”.
Mi pare che questo possa essere un programma stupendo per i pastori di domani. Visto che troppi pastori di ieri, avevano altre priorità.

Don Antonio Mazzi