L'ABATE: "ABBAZIA PRESENTE SUL TERRITORIO ATTRAVERSO EXODUS"

05/11/2015

Il 28 ottobre 1990 i giornali locali davano la notizia della inaugurazione a Cassino di una comunità Exodus per ex tossicodipendenti, che sarebbe stata guidata da Don Antonio Mazzi, voluta dall’Abate di Montecassino Mons. Bernardo D’Onorio. Notizia che in verità suscitò non poche polemiche, perplessità e paure nella popolazione, ma l’Abate e Ordinario diocesano, con coraggio e lungimiranza portò avanti la sua decisione, con cui aveva concesso in comodato d’uso ad Exodus una cascina per la comunità in zona S. Pasquale.

Oggi, a distanza di 25 anni di presenza e di attività di Exodus a Cassino, sempre in quella cascina, ampliata e riadattata, al termine di un anno intenso di iniziative per l’importante anniversario, ragazzi, volontari ed educatori della comunità hanno voluto, con una S. Messa, ringraziare Dio per tutto ciò che è stato fatto in questo lungo tempo. Così ha dichiarato il responsabile Luigi Maccaro all’inizio della celebrazione, spiegando sinteticamente l’operato della comunità che negli anni ha aiutato e accompagnato circa 4000 persone, di cui quasi duemila come ospiti, altri li ha accolti, ascoltati e affidati ad altre comunità, o incontrati e seguiti in vari modi, anche facendo opera di prevenzione in strada, nelle scuole, nei luoghi dei giovani. Un lavoro immane e prezioso, che nel tempo si è adattato ai cambiamenti della società, tanto che oggi la comunità è divenuta un luogo aperto a tutti, luogo educativo, dove si svolgono molteplici attività, dallo sport alla musica all’agricoltura e apicoltura e altro ancora. Dunque una Messa di ringraziamento, con la partecipazione dei molti amici di Exodus, celebrata dall’attuale Abate di Montecassino Don Donato Ogliari, intervenuto con il monaco Don Luigi Maria Di Bussolo.

Una Messa animata dal Coro “S. Giovanni Battista” diretto dal M° Fulvio Venditti e ricca di segni speciali. L’altare, nel salone trasformato in cappella per l’occasione, singolarmente era rotondo, a significare la convivialità e la parità, senza alcun posto di onore. Per ricordare i fratelli tornati alla Casa del Padre, che sono stati membri della Comunità Exodus di Cassino: “ragazzi, amici, volontari, operatori che oggi non sono fisicamente con noi ma che consideriamo sempre, spiritualmente, parte viva della nostra esperienza”, Luigi ha invitato i presenti, liberamente, ad avvicinarsi, a leggere a voce alta un nome dalla lista dei defunti e ad accendere una candela ponendola su un braciere. Questo, che recava la scritta PAX, alla fine era pieno di luci, facendo splendere la presenza spirituale di quelle persone amate.

All’offertorio, oltre all’offerta di pane e vino, sono stati portati all’altare gli oggetti usati come strumenti per riportare alla gioia e alla vita chi ne aveva perso il senso e il gusto (uno zaino, un pallone, una chitarra, un Tau) o frutto del lavoro e della nuova vita intrapresa grazie ad Exodus (un cesto pieno di frutti dell’orto coltivato dalla comunità).

La comunione è stata offerta sotto le due specie e non come normali ostie, bensì come pane azzimo spezzato fra i partecipanti. La raccolta delle offerte, eseguita anche dal prof. Ciro Attaianese, Rettore uscente dell’Università, mirava a raccogliere fondi per il completamento degli impianti sportivi della comunità.

Slogan della serata la frase di Don Antonio Mazzi “Nessun uomo è il suo errore“, riportata sul foglietto della Messa e sul ricordino consegnato alla fine ad ogni partecipante. Frase che prontamente ha ripreso il celebrante per iniziare l’omelia, perché davvero nessuna persona è immune da errori e la misericordia di Dio è molto più grande di qualsiasi errore umano. Sulla misericordia si è soffermato P. Donato essendo, tra le beatitudini del discorso della montagna fatto da Gesù e proclamato nella liturgia, in posizione centrale proprio quella che dice “Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia”, adatto ad introdurci nell’imminente Giubileo straordinario. Anche la prima lettura, la Lettera ai Romani di Paolo, ha fornito preziosi spunti di riflessione, perché è vero che “la carità non fa alcun male al prossimo”, anzi è “pienezza della Legge”. Questo dunque può diventare per noi la cartina di tornasole per capire se stiamo agendo con carità: se non facciamo alcun male agli altri.

Anche la preghiera dei fedeli, rivolta al “Dio della vita”, è stata preparata con grande cura, perché prestando attenzione alle realtà umane più difficili e bisognose di sostegno, aiuto, assistenza, benevolenza, ha interpellato tutti e ognuno.
Insomma, una celebrazione svolta in un’atmosfera di grande calore umano, familiare ed amicale, difficile da dimenticare. A seguire, un bel momento conviviale, con tante buone caldarroste, arrostite nel giardino della comunità.

Adriana Letta