21/05/2018

Ieri mio nipote mi ha mostrato i suoi possedimenti. "Ho un'isola, tre auto, un suv, una barca, una villa con piscina, un elicottero, l'aereo e ancora tanto tanto altro", mi dice.  E aggiunge: "più ammazzi, più guadagni!" "Ah, però!" riesco solo a dire.
Poi mi faccio raccontare: "Sai zia, è un gioco, con la mia Playstation posso tutto, ma per finta! Se riesco ad ammazzare chi devo colpendolo alla nuca, becco il massimo: 100 punti". E compro di più. E me ne racconta parecchie di conquiste a suon di armi, scontri armati e diretti omicidi. L'attività meno cruenta sembra la rapina a mano armata in banca! Con tanto di ripartizione più o meno pacata del bottino.  
Da un po' di anni mi lascio volentieri interpellare dal mondo dei ragazzi. Per meglio capire ora indago pure. Lo faccio con un questionario online. Si chiama "Selfie". È un'indagine sugli stili di vita dei ragazzi dagli 11 ai 16 anni. La Fondazione Exodus la sta proponendo nelle scuole di tutta Italia. Tra le tante domande previste ce ne sono diverse sul gioco d'azzardo e alla domanda "Perché giochi?" la risposta più frequente, e per me inquietante, è: per arricchirsi.
Il tarlo continua, la memoria va a un pomeriggio di qualche anno fa. Quell'incontro me lo porto ancora dentro. Al centro d'ascolto per le dipendenze arriva baldanzoso e sfrontato, lo chiameremo Tommy, a guardarlo un bambino. Ha sedici anni e lo sguardo perso. Lo accompagna papà. Uomo mite, bonario, semplice. Con lo sguardo perso anche lui ma per ragioni diverse. Me le racconterà tutte. Dopo un'ora trascorsa io con il figlio e lui all'aria aperta ci ritroviamo per serrare le fila. Tommy non è disponibile a farsi aiutare. Il padre incalza, Tommy tace. Il padre racconta, Tommy sminuisce. Il padre esita, Tommy urla e l'offende: "Tutta colpa tua! Tutta solo colpa tua! Mi hai fatto fare il povero! Due euro al giorno, due miseri euro! Che cosa ti aspettavi?". Da allora di Tommy ne ho incontrati tanti. Così come tanti ragazzi con la voglia di arricchirsi. La Playstation imperversa, anche con giochi inni al possesso e alla ricchezza che non si contano più.
Urge una riflessione e la faccio ad alta voce: al giorno d'oggi il denaro occupa un posto importante nella vita di ognuno di noi e, all'interno dell'educazione degli adolescenti, deve essere considerato dal genitore parte integrante e fondamentale per la formazione e la crescita dei propri figli. Questo è sicuro! Come è vero che il rapporto degli adolescenti con il denaro richiama aspetti nodali: la dipendenza e l'autonomia, la separazione, il rapporto con la famiglia, con il gruppo, con l'infanzia e il futuro. Mi viene da dire che i soldi giocano un ruolo chiave nel processo di crescita e accesso ai ruoli adulti. Sappiamo che le abitudini economiche si consolidano già a partire dall'infanzia, per definirsi nell'adolescenza e stabilizzarsi poi nella prima giovinezza e nell'età adulta. Per questo bisogna agire precocemente per insegnare ai propri figli anche l'importanza di gestire responsabilmente il denaro. Siamo sotto assedio continuo.
I media esercitano una profonda influenza, si gioca molto sulla disponibilità adolescenziale al consumo e alla novità trasmettendo il messaggio che per essere parte della comunità bisogna "possedere". D'altra parte l'influenza è amplificata dal fatto che essi trascorrono molto tempo davanti a TV e computer!
Proprio attraverso anche un'educazione all'uso responsabile dei soldi tali stili di consumo possono essere prevenuti e arginati. Per esempio rendere gradualmente i ragazzi partecipi dell'economia domestica offre loro l'occasione di capire quale posto occupano i soldi nella vita è di attribuirgli il giusto valore e significato. Ma gli adulti spesso non sono in grado di contenere e tollerare la sofferenza dei propri figli di fronte al "no" ad una richiesta, "no" alla soddisfazione immediata del desiderio espresso (condizionati anche dai loro coetanei). Alcuni genitori comprano tutto ciò che il figlio desidera e chiede, tutto e subito. Il messaggio che in questi casi viene trasmesso è che la felicità, i valori e gli affetti hanno un prezzo e il denaro finisce col diventare "termometro" dei propri stati d'animo.

"Sono felice e soddisfatto se ho tanto denaro e posso comprare tutto ciò che voglio, sono arrabbiato e triste se ho pochi soldi e non acquisto!" In questo senso i "no" a fronte di continue richieste di acquisti, si possono mostrare educativi.  Ma quanti sono gli adulti capaci di dire di no?

Piera Vitelli – Exodus Tursi
http://www.lasiritide.it/article.php?articolo=11261