CHI CHIUDE È VECCHIO, CHI APRE È GIOVANE

08/05/2019

Egregio signor Ministro,

la maggior parte dei ragazzi è buona. Molto raramente, anche in galera, abbiamo incontrato ragazzi cattivi. Ma il carcere peggiora tutti, non per la volontà dei carcerieri ma per la struttura stessa del carcere. I ragazzi che sbagliano non devono andare in galera ma essere aiutati a crescere bene.

La giusta determinazione di assicurare alla giustizia i delinquenti e gli spacciatori non deve rovinare la vita a molti giovani poveri cristi. Anche noi di Exodus, insieme a molte altre comunità, siamo molto preoccupati per la grande e facile diffusione delle droghe ma ancora di più per i ragazzi che si perdono. Le comunità sono nate infatti per loro, per i disperati, per gli adolescenti che tanti considerano irrecuperabili. Il nostro compito è quello di accoglierli e di aiutarli a trovare una strada sana per la loro vita. Dall’esperienza abbiamo imparato che la punizione serve a poco, anzi a volte produce solo l’effetto di incattivire e il desiderio di vendetta. Con loro serve invece pazienza e dare la fiducia: nella maggioranza dei casi la radice della deriva negativa e distruttiva che prendono, sta proprio nella mancanza di fiducia. Sono ragazzi sfiduciati dal mondo, magari hanno tante cose ma non quelle più importanti come l’amore e la speranza nel futuro. Le comunità oggi tentano di continuare a volgere questa funzione di cura e di educazione insieme ai servizi della sanità, indispensabili per guarire gli aspetti malati tante volte presenti.

La nostra preoccupazione maggiore davanti al diffondersi delle dipendenze, e tra queste quella più perfida è l’azzardo, è proprio la possibilità di poter continuare svolgere ancora il nostro compito. Le comunità sono schiacciate in un angolo del sistema sanitario, appesantite da un apparato burocratico simile a quello degli ospedali. Le comunità sono case, famiglie allargate, non cliniche. Le comunità, che hanno l’obiettivo di curare le relazioni, sono oggetti molto più delicati e complessi di un ambulatorio e devono avere regole diverse e specifiche. Dopo anni di esperienza fianco a fianco, dalle istituzioni ci aspettiamo questa capacità di lettura.

Nel tempo poi le comunità oltre ad accogliere persone tossicodipendenti, sono diventate dei veri e propri presìdi educativi nei territori, punti di riferimento per genitori, e scuole. Il nostro auspicio è che anche su questo fronte dello sviluppo delle comunità educative locali si lavori insieme, pubblico e privato sociale, si faccia sempre meglio e di più: sono queste il vero argine alle violenze e la naturale premessa della coesione sociale.

Dal Governo ci aspettiamo che sappia valorizzare il patrimonio italiano delle comunità rispettando il loro specifico servizio, siamo più che disponibili a lavorare insieme con un serio e continuativo impegno educativo dentro alle comunità, con le famiglie, con le istituzioni locali, con le Università. Al posto dei proclami repressivi impegniamoci per una scuola adeguata al nostro tempo, per garantire sani spazi di libertà e divertimento, per preparare e inserire al lavoro vero.

Con queste premesse siamo sempre pronti ad incontrarci.

Buon lavoro signor Ministro


di FRANCO TAVERNA
Coordinatore Nazionale della Fondazione Exodus