TORNIAMO A RIPENSARE IL RUOLO DEI PADRI E DELLE MADRI

05/07/2019

Anche quest’anno il 26 giugno - Giornata internazionale contro il consumo e il traffico illecito di droga - abbiamo sprecato un po’ di inchiostro per parlare di giovanissimi che si drogano, di statistiche, del Parco di Rogoredo, di infiniti tipi di sostanze comparse sul mercato. Partiamo sempre dai cimiteri per parlare della vita.

Ci viene meglio continuare così, altrimenti dovremo, con decisione, scegliere di offrire ai nostri figli (e purtroppo ai padri) una società diversa, nella quale i sogni, i progetti, le passioni, gli amori, i doveri, la felicità, la voglia di vivere non passa dalla libertà targata eroina e dalle emozioni chimiche, trangugiate a gogo.

L’altro giorno un quattordicenne, togato “Dolce&Gabbana” e tatuato fin dentro a quel posto, mi ha detto, con serafica ingenuità: “Perchè io devo essere l’unico c… al mondo, se tutti gli altri amici si fanno?” Davanti ad una tale dichiarazione di fede, pronunciata con profonda convinzione, cosa gli vai a dire?

Finiamola di sparare statistiche e di raccontare tragedie. Una società che ha cancellato gli adulti, che ogni giorno inventa un modo nuovo perché la giovinezza sia perenne e perché la maturità si esaurisca tra telefoni, spinelli, macchine e amori da strapazzo, non credo possa sperare figli diversi, capaci di passare le ferie in una scuola dell’Africa, tra bambini dilaniati dalla violenza e lasciati sopravvivere bevendo acqua sporca e pomodori marci, come ho visto io.

Scrive Zagrebelsky: “Dove sono gli uomini e le donne adulte, coloro che hanno lasciato alle spalle i turbamenti, le fragilità, le contraddizioni, gli stili i vita, le cure del corpo, i linguaggi della giovinezza, per affrontare il presente con i suoi problemi, guardandolo in faccia senza timore, avendo capito che solo nella loro maturità sta la terapia che salverà padri e figli?” Finiamolo di cercare i SERT e le comunità, quando i ragazzi sono diventati, in pochi mesi, cadaveri.

Arrivare prima significa capire che la vita non è de-generazione, ma ri-generazione. E in questo gioco, il ruolo dei padri è determinante. Posso dire che le madri generano e i padri ri-generano?


don Antonio Mazzi