L’EDUCATORE IMPARA DALLA STRADA

22/10/2021


Eccoci a fine ottobre 2021, di nuovo in marcia dentro alle storie dei “nostri”, ragazze e ragazzi dei progetti Exodus.

Tra i piccoli che ci sono affidati c’è chi si lamenta della fame chi della fatica, chi ha ancora benzina nelle gambe e chi proprio non ce la fa più. E noi educatori precari, che viviamo sentimenti non tanto dissimili ai loro, rivestiti della responsabilità di educatori-traghettatori, cerchiamo di tenere botta ad ogni curva del sentiero, ci fermiamo all’ombra con i più demotivati, ci facciamo coraggio facendo loro coraggio, ognuno con il proprio fardello di problemi sulle spalle.

Ora si è giunti al passo, posiamo gli zaini, guardiamo la strada fatta e il nuovo orizzonte che si apre. Nonostante gli imprevisti ci siamo quasi tutti: Anna e Sahid si sono fermati, Dodo invece non ha potuto proseguire per via di precedenti problemi con la giustizia. Gli altri ci sono, più o meno integri, in qualche modo trasformati e contenti di esser arrivati fin qui, con qualche acciacco, ma già adesso pieni di ricordi, soprattutto dei momenti più duri, degli ostacoli superati.

Che cosa ci insegna oggi la strada? È ancora presto per una sintesi ordinata ma qualche punto mi sembra di poterlo già segnare. Ecco qualche breve appunto, annotato sul diario di bordo…

1) I programmi che avevamo redatto in partenza sono stati indispensabili ma non sono stati sufficienti per risolvere le situazioni più delicate, per intervenire nei casi al limite della disperazione. In quei momenti è stata necessaria la fantasia, il coraggio di rischiare fuori dagli schemi e un pizzico di follia positiva. E poi la pazienza di ridisegnare con umiltà un secondo e poi a volte anche un terzo programma.
2) Le cose più belle le abbiamo imparate e fatte insieme con altri, fuori dal nostro gruppo. Testimoni, esperti, ospiti, rappresentanti di istituzioni o singoli sportivi, artigiani, musicisti… Gli incontri con persone fino al giorno prima sconosciute, la maggioranza dal cuore grande, ci ha aperto l’orizzonte: non è vero che tutti sono approfittatori, che per tutti conta solo il soldo.
3) Le diversità, spesso notevoli, presenti all’interno dei nostri gruppi non ci hanno ostacolato il passo, anzi il contrario. I nostri gruppetti infatti sono come quei cesti “svuotatasche” dove si trovano gli oggetti più vari o, con un occhio più attento, come degli arcobaleni di tutti i colori. Davvero le diversità hanno aiutato.
4) Non ci sono sempre solo progressi, bisogna fare i conti anche con le sconfitte, con le soste forzate, le retromarce. Ogni percorso educativo è fatto di tratti piani e tratti accidentati, attimi di sereno e momenti bui: quest’anno hanno prevalso i toni cupi ma tirando le somme, forse, abbiamo appreso di più dalle situazioni difficili.
5) L’affiatamento della squadra è fondamentale. La collaborazione dentro e fuori dalle équipe. Le azioni isolate non hanno pagato. Negli stati di grande crisi come quelli che ogni tanto viviamo abbiamo capito molto chiaramente che ogni individuo è un insieme complesso di elementi e relazioni che vanno accolti e composti con competenza, mettendo insieme sensibilità e professionalità appropriate.

Ciò che impariamo lo mettiamo nello zaino e guardando adesso la valle davanti agli occhi e sotto i nostri piedi, ci auguriamo che quello che abbiamo appreso aiuti noi, le nostre ragazze e ragazzi, le loro famiglie e perché no, anche la scuola (sono insegnamenti che valgono anche per i professori!) ad affrontare con più forza il nuovo cammino. Che sia ricco di parole, incontri e esperienze vitali!

Franco Taverna, Coordinatore dell’area adolescenza - povertà educativa della Fondazione Exodus