CON DUE PANI E CINQUE PESCI QUELLO SCARTINO SI FIDÒ DI GESÙ

13/02/2023


Il mio Dio è un poeta. È la storia fatta poesia. Perché con una fionda ha reso vittoriosi i perdenti e, rotolando una pietra, perdenti i vittoriosi. Perché ci ha cercato tra gli scartini e ci ha trasformato in capitelli di cattedrali.

L’educatore educabile è uno specialista nel recupero degli oggetti perduti, meglio dei soggetti perduti, perché il primo pezzo perduto e recuperato è lui.

Il pezzo perduto lo chiamo “scartino”, la condizione precaria, incompiuta, difettosa, carente dell’uomo è un valore, ha un proprio senso. La terapia dell’imperfezione deride il perfetto, sorride alla propria imperfezione, usa il limite come materiale biografico, funzione creativa, parabola permanente che sa trasformare di volta in volta lo scartino in pastore, pecora, seme, vita, pane.

È straordinario immaginare che ogni scartino si possa divertire raccontandosi avventure stupende. Solo gli scartini possono sognare e raccontare divertiti questi sogni. Ricordatevi che Dio ha fatto la storia con gli scartini.

Il Vangelo ci racconta la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Tutta colpa di un bambino birichino, un Pierino disobbediente, di quelli che non meritavano nemmeno di essere contati nel numero delle persone presenti, che però aveva l’abitudine di non far cadere nel vuoto le domande. E quando Gesù aveva chiesto ai discepoli di dar da mangiare a tutta quella gente non se l’era sentita di far finta di niente e allora, svelto svelto, aveva preso quel poco di pranzo che aveva messo insieme la sua mamma, cinque pani e due pesci, e lo aveva portato a Gesù.

Anche quel Pierino era uno scartino, ma non si è tirato indietro, non ha detto “che c’entro io?”, non ha pensato alle conseguenze, neanche alle sculacciate che avrebbe preso dai suoi. Ha detto: “Io ho poco, ma gli altri non hanno niente”. Solo un bambino poteva immaginare una cosa così impossibile! Eppure lui ha creduto nel miracolo e il miracolo c’è stato.

Mi chiedevo in questi giorni che ci faccio io qui oggi, che ci faccio tra gli educatori. Perché poi mi pare sempre che le qualità dell’educatore mi manchino e che me ne manchino anche tante altre. Però tra gli scartini mi ci sento in pieno e questo mi consola un po’.

La verità è che dentro di me ho sempre sentito un dualismo. Da una parte il desiderio del cielo, l’ascetica, la contemplazione, il desiderio di stare solo ai piedi del Maestro ad ascoltarlo, dall’altra il desiderio di trasgredire, di disobbedire, di arrabbiarmi, di farmi solo i fatti miei, di non credere a niente, neanche ai sogni.

Non voglio rischiare l’eresia, ma in fondo in fondo i dodici che erano se non scartini?

Pescatori, gente di paese, parenti, normalissimi. Solo pochi avevano doti, cioè erano scartini e combinarono pasticci: Pietro il chiacchierone, Tommaso il curioso, Giuda il custode della borsa molto “denutrita”, Matteo il banchiere

Parlare con uno scartino, da scartino, ti fa sentire sereno, mentre tutto il contrario ti accade quando ti trovi davanti a chi sa tutto. Dice il Salmo 118: “La pietra scartata da costruttori è divenuta pietra d’angolo”. Forse non diventeremo “pietre d’angolo”, ma con meraviglia ci troviamo a risolvere cose che certamente non pensavamo di risolvere perché “è il Signore che fa meraviglie ai nostri occhi”.

Nella Bibbia abbonda il sublime ma percepito in un realismo di vita comune, insuperabile dall’ordinario e dal quotidiano. Il suo particolare fascino passa da qui.

don Antonio Mazzi su “Avvenire – NOI in Famiglia - 12/02/2023