Il 20 novembre si celebra la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Mi piacerebbe che si parlasse di ragazzi e adolescenza non solo in questo giorno e che se ne parlasse in un modo diverso. Ci sono tanti modi per parlare di adolescenza e, attraverso il prendersi cura dell’adolescenza parlare, in fondo, di tutti noi. In questo periodo accadono episodi delicati, particolari, violenti, tragici, straordinari. E positivi.
La realtà te ne parla con pochi aggettivi e sempre più esplosiva. Il bullismo, la scuola, la piazza, il branco, le famiglie squinternate, la galera non sono solo titoli, ma luoghi tristi, desolati, nel contempo dentro e fuori dal mondo, primi e ultimi capitoli di storie, sempre cominciate e mai finite. La settimana dopo speri in qualcosa di carino da commentare e invece c’è ancora un nuovo caso caldo, appena compiuto, che ti colpevolizza, se non addirittura ti spaventa. Non puoi non domandarti: “Ma è lo stesso mondo che frequento io? E se è lo stesso mondo, io c’entro o non c’entro?”
Per fortuna tra le righe anche più macabre si aprono piccoli spiragli inaspettati. Sono episodi capaci di recuperi impensati e di geniali interpretazioni. Nonostante tutto sembri sfasciarsi, dobbiamo avere il coraggio di riesumare le parole, i gesti, le relazioni, la visione positiva del sociale. Non tutto è tragedia, non allarghiamo troppo gli spazi tenebrosi. C’è un via vai di morti, ma anche di risorti, di vigliacchi ma anche di amici veri, di spavaldi ma anche di adolescenti che riempiono il sabato pulendo le spiagge o le piazze.
Strapazzo la poetessa Candiani, perché dice meglio di me: “Fammi tenere tra le braccia la voce del mondo, ospitare i suoni ammucchiati senza chiedere significato, cullare lingue e pelli, ossa di diverse misure, parole fredde e calde, urli e bisbigli. Vieni a prendermi per mano, dimmi che non ho sbagliato direzione, orientamento, pianeta. Dimmi che possono accadere cose belle tra le rovine della cronaca e se chiamiamo a raccolta i nomi degli altri tornerà la vita”.
Il sogno di sentirsi nuovi
La società è un coacervo capace di contenere, più o meno confusamente, il bene e il male, le luci e le tenebre, gli stracci e le magliette dell’Inter, i coltelli e gli abbracci. Inventiamo segnali, sogniamo sentieri nuovi carichi di affetti, di musica, di emozioni che profumano del sudore della tenerezza, della poesia, del vocabolario dei giovani pellegrini che hanno sostituito l’autostop con il silenzio dei boschi e la dolcezza dei tramonti.
La storia di una lucciola
Una volta un poeta si è fermato accanto a una lucciola e le ha detto: “Sventurata lucciola come deve essere triste brillare solo di notte!” “Sventurato poeta!” ha replicato la lucciola. “Io brillo di notte come di giorno. Ma sei tu a vedermi solo di notte, orbo indelicato”. Dovremmo capire che il bene comunque è sempre maggiore del male, anche se il male ha studiato metodi speciali per apparire, dovunque e sempre male.
Per questo voglio dire ai ragazzi, e non solo in questa giornata, cercate di brillare sempre!
Don Antonio Mazzi – Oggi n.47/2025