QUEI LONTANI IN CERCA DELLA BUONA NOTIZIA

07/01/2024


Ci sono tanti modi di interpretare il Natale per noi figli del Nuovo Testamento. Per chi, poi, come me vive ventiquattro ore su ventiquattro le umane vicende, è tentato di leggere il testo natalizio in un modo molto semplice, ma molto radicale.

Come l’Antico Testamento è nato da quattro persone Adamo, Eva più Caino e Abele, così voglio rischiare di proporre altre quattro persone per il Vangelo delle origini. Non so se Matteo e Luca saranno d’accordo, ma dentro il mio animo c’è una forte spinta verso l’adolescente Maria “che conservava, da parte sua, tutte quelle cose meditandole in cuor suo”; e verso il lavoratore Giuseppe che si è sentito dire: “Non temere di prendere con te Maria che darà alla luce un figlio e lo chiamerai Gesù”.

Per terzi. i pastori. “Presi da spavento dall’Angelo che annunziava una grande gioia per tutto il popolo: oggi nella città di Davide è nato per voi un salvatore… troverete un bambino avvolto in fasce…” Lo trovarono e subito dopo diventarono catechisti, lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto.

Inutile che vi dica che quarto è “il bambino Gesù”.

Se poi andiamo avanti di qualche giorno anche nel Vangelo c’è la morte violenta escogitata dal re Erode: “che si adirò fortemente e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e dei dintorni da due anni in giù.”

Per tornare sul Bambino, solo la rabbia del re Erode e lo spavento dei pastori avevano capito con chi avevano a che fare. “Perché il Bambino sarà chiamato profeta dell’altissimo e illuminerà quanti stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte per giudarli sulla via della Pace.” E qui compare la parola sacra: “Pace”!

È possibile che uno come me, possa mettere al centro una adolescente (perché Maria era molto giovane) proprio in questo periodo della nostra storia; un lavoratore (con il permesso dei sindacati); degli atei (almeno secondo i Sacerdoti di Gerusalemme) e un Bambino?

È chiaro che la mia lettura è molto laica rispetto a quanto andiamo dicendo in questi giorni, ma non sarei capace di leggere il Natale in modo diverso.

L’ieri del Vangelo è l’oggi e il domani; il presente e il futuro; è la vita vera.

Forse troppo paganesimo ha imbruttito i nostri presepi, compresi i Babbi Natale e i panettoni. Non esauriamo questa festa ancora molto ricca di mistero e oltre tutti i tempi, con sequenze banali. Torniamo a viverlo come l’hanno vissuto i pastori e non i sacerdoti.

Riprendo un’altra sfumatura interessante che ci collega con il mondo e con la cattiveria del Potere- I saggi che venivano da lontano ed erano stati avvisati da una stella andarono dai personaggi del Tempio che si stavano perdendo nelle loro liturgie: “Ecco giungere a Betlemme dall’Oriente dei Magi, i quali domandarono: “Dov’è il neonato, re dei Giudei? Perché abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo”.

È mai possibile che noi, ancora oggi ci limitiamo al Bambino, ai regali, ai balocchi, e i lontani e i nemici siano capaci di leggere veramente chi fosse questo profeta rivoluzionario potente in parole ed opere? E qui permettetemi che sottolinei “le parole”.

Il vangelo è la Buona Notizia; è il Verbum.

Bobin scrive: “Per me tutto è parola nell’universo; ogni cosa, ogni volto aspetta di diventare ciò che è nel profondo. Il vangelo ha riportato alla sua freschezza e alla sua potenza spingendo il messaggio fino al “caro”.

O parli o non parli e se parli che la tua parola sia sconvolgente e ti modifichi l’anima. Se il Natale lo leggiamo così, anch’io mi sento qualcuno davanti alla grotta.

Don Antonio Mazzi su “Avvenire – NOI in Famiglia”