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  Tra le  parole già sacre, e intendo sacre anche se con la s minuscola, perché  indispensabili e insostituibili, c’è la parola ferie. E mentre per i poverelli  è solo una parola, anche se sacra, per i meno poverelli invece è un  vocabolario.
  Perché  dentro le ferie ci può stare tutto senza scandalizzare nessuno. Dentro le ferie  ci sta Compostela, Majorca, l’amante, una barca da un milione, il rifacimento  del lato a, b o c del corpo e la stessa Terra Santa.
  Può cadere  il mondo, può chiudere l’azienda e lasciarci a casa, ma i soldi per le ferie  misteriosamente saltano fuori, costassero anche l’apertura di un mutuo  bancario.
  Questa  premessa maleducata ma verace, mi permette di suggerirvi qualcosa che mi sta a  cuore.
  Riposarsi è  necessario, un periodo diverso durante l’anno, è terapeutico.
  Però vorrei  tanto che questo periodo ci aiutasse a capire cose durante l’anno abbiamo  intuito essere importanti ma poi, travolti dalla frenesia della vita, avevamo  accantonato per riprenderle magari, cosi avevamo detto, durante le ferie.
  Il riposo  più necessario è quello dell’amicizia, del cuore, dello spirito.
  Il secondo  riposo urgente è quello delle relazioni. Aver bruciato una relazione giusta o  averne aperta una di sbagliata non è la stessa cosa.
  Il terzo  riposo da inventare perché ancora non presente nel vocabolario della gente  normale, sarebbe quello che incoraggia a scegliere tra le banalità nelle quali  siamo precipitati e le attività che ci aiuterebbero a maturare e a crescere.
  Il quarto, e  ho finito, è scoprire un riposo che ci aiuti a capire dove sta la differenza  tra l’avere la pelle nera e la pelle bianca. Se offrissimo alla parola ferie lo  spazio perché riemergessero quelle parole senza le quali i colori della vita anziché  essere pennellate d’arte sarebbero scarabocchi da marciapiede, non sarebbe  meglio?
  Auguro  perciò a tutti la riscoperta della tenerezza, della gioia, dell’avventura sana,  e, se non rompo più di tanto (ma la causa è del solito Papa Francesco) della misericordia  accogliente.
  Perché ferie  o non ferie siamo arrivati a livelli di socialità, di convivenza e di  sopportabilità talmente bassi, da farci credere che amare o uccidere,  rispettare o distruggere, rubare o mendicare, facciano parte del pezzo di mondo  che ci è cascato addosso del quale noi siamo vittime obbligate a difenderci e  nulla di più!
									
                                    Don Antonio Mazzi