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								  nel  dicembre del 1998 il Sindaco Pillitteri mi ha notificato che sarei stato tra  coloro che avrebbero ricevuto l’Ambrogino d’Oro. Io da veneto un po’ ritardato  e sempre contadino, mi sono fatto una risata.
								  Già  tra medaglie, lauree e menzioni varie, i miei avevano riempito la parete del  mulino nella Cascina, perciò, facendo una figuraccia ignominiosa, ho appreso la  notizia come una delle tante. Avevo troppi problemi in testa e troppe speranze  in pancia: Parco Lambro, droghe, terrorismo, Stazione Centrale, prostituzione,  Aspromonte, Domenica In, comunità, unità mobile, minacce.
								  Tutte  queste cose messe insieme non mi lasciavano nemmeno quel quarto d’ora d’aria  che danno anche ai carcerati per godermi e rilassarmi. Il buon Pillitteri, i  miei collaboratori e coloro che avevano fatto di tutto per farmi arrivare ad un  premio così prestigioso, hanno incassato il colpo e si sono confermati  nell’idea che don mazzi è fatto così!
								  Quando  invece, il sette dicembre, mi sono trovato nel salone del Comune tra nomi di  onnipotenti, sono caduto dalle nuvole: Trussardi, Eco, Berlusconi, Pirelli,  Tortora, Pisapia. Più tardi ho capito l’importanza e il ruolo esercitato da  fior di personaggi per arrivare dove io, da ignorante, ero caduto come un  salame.
								  Sono  passati gli anni, mai sono passate le battaglie perché il bene vincesse sempre  sul male, oggi, sapendo quanto significhi questo Ambrogino (tanto per cambiare  essendo d’oro la medaglietta, è durata poco e, sulla parete del mulino, non è  mai comparsa) sono felice, caro Aldo, che lo diano anche a te.
								  L’amicizia  più che fraterna, ricca di intelligenza, di umorismo, di intuizioni sempre più  indovinate e di aiuti ai miei disperati, ci hanno fatto trovare molto spesso  spalla a spalla, o addirittura abbracciati, come raramente accade anche tra  preti.
								  Dimentica  per un momento le tue sofferenze e le altre cose che non voglio nominare, ma  che so quanto ti facciano soffrire, per godere “te stesso” non solo la medaglia  d’oro, ma tutto quello che ci sta dietro al tuo grande lavoro educativo e  culturale.
								  Qualcuno  ti coprirà di elogi, io invece mi accontento di dirti che: “L’educazione è  l’arte che aiuta il corpo a dipingere l’anima”. Tu hai dipinto migliaia di  corpi e di anime a genitori e figli. Ora dipingi anche la tua anima. Anzi, è  giunto il tempo che tu la faccia cantare!
								  Ti  spiego il miracolo che hai fatto. (Rubo alla Merini). “Il sole dei giovani  milanesi, molti, l’hanno pensato un sole stanco, che trema come una stella e  non si fa vedere, ma solca le acque d’argento solo nei notturni clamori. Ma tu  che hai le mani piene d’amore per questi giovani, contro tutti hai capito che  pure loro sono fanciulli attenti al loro pudore. E hai vinto!”.
  
                                    
                                    Don Antonio Mazzi