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  Gli ultimi episodi, poi, privi  di qualsiasi precedente segnale interpretativo e tale da far presupporre  qualcosa, ci sconvolgono ancora maggiormente. Delittuosità così macabre e  barbariche, sul filo del bestiale, non possono essere solo raccontate centinaia  di volte e basta.
  Possibile che dentro le nostre case,  lungo le nostre strade, nelle nostre piazze e periferie le malvagità, le  violenze, le doppie vite riescano a nascondersi così bene, da meravigliare  tutti quando esplodono?
  E qui permettete che aggiunga  l’altro fenomeno che preoccupa: la sparizione misteriosa di migliaia di bambini  che arrivano da lontano e che, una volta arrivati, tra gli stenti, la fame e la  paura, misteriosamente rispariscono nel nulla.
  È meglio che spariscano come  sono venuti ed è meglio che ogni tanto si venga a sapere e si leggano cose  inaudite, sia per loro, ragazzi usciti dal mare? Purtroppo, ancora una volta,  dobbiamo dirci, con vergogna, che i bambini o li adoriamo, li viziamo, li  sbattiamo sul teatrino televisivo, o li molliamo in famiglie dove amori  perversi e convivenze rabberciate fanno di loro oggetto di consumo o bambole da  macello.
  Il mio discorso non vuole  fermarsi agli ultimi fatti di cronaca. Vuole diventare generale, toccando  problemi sociali che non vogliamo toccare. In Italia non facciamo più figli e,  nel contempo, accadono vicende macabre e spaventose. E noi, subito, a  raccontarle per centinaia di volte, in tutti i particolari più delicati.
  Vogliamo smettere di usare il  giallo per far ascolto e per aumentare le tirature dei nostri quotidiani e dei  nostri settimanali? Un paese senza figli, che ha governi impegnati a litigare  permanentemente per i propri interessi economici, come può sperare in un domani  dignitoso per tutti?
  Vogliamo aiutare le famiglie  con figli in modo dignitoso, vogliamo risolvere il problema delle case,  vogliamo affrontare seriamente il problema della scuola, vogliamo preparare i  docenti in modo adeguato, vogliamo far capire ai sindacati che non è solo il  posto di lavoro che va garantito perché, oggi, chi fa il professore deve sapere  che non può non essere contemporaneamente anche educatore.
Smettiamola di dire che l’insegnante deve solo  insegnare, che sono altri che devono educare. Questi discorsi, degni di  dirigenti ignoranti e solo interessati ai vecchi giochi politici e sindacali,  vedremo cosa ci diranno e come spiegheremo l’Italia e l’Europa di domani?
                                    
                                    Don Antonio Mazzi