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										Che ci sia qualcuno che già pensa alla fine di questo  Papato credo faccia male a tutti e, spero, soprattutto al giornalista, dalla  pensata idiota e antipaticamente anticipata. 
										Abbiamo appena  cominciato ad assaporare, giorno dopo giorno, questo miracolo e questo regalo  che ci ha fatto il Padreterno, in un momento così delicato per il mondo e per  la chiesa, e già gli uccellacci del malaugurio svolazzano, pesanti e sinistri,  tra le pagine della stampa.
										Mi rifiuto di pensare  e di presagire sui Papi di domani, quali saranno i più o meno degni di salire  “sul trono”. È mai possibile che la  nostra vita quotidiana non possa godere delle poche gioie che ha già e abbia  voglia di imbrattarle?
										Ci sono certi difetti  nella cultura della comunicazione, così strampalati da obbligarci (anch’io  purtroppo faccio parte di questo mondo) a disprezzarla e ad evitarla, con  tristezza. A noi lettori pare, non sempre con ragione, che ogni piccolo segno  negativo possa ingigantire in un attimo, ed ogni piccolo segno negativo possa  ingigantire in un attimo e ogni segno positivo invece venga, con altrettanta  esagerazione, male interpretato e sottovalutato. 
										Vale sempre l’idea che le disgrazie portano più utenti,  più acquirenti e quindi più “soldi”? Per fortuna anche dentro questi mezzi crescono  palesi contraddizioni che ci permettono di non perdere totalmente la speranza e  l’ottimismo. 
										Infatti lo stesso  editore che lanciava questo lugubre titolo, il medesimo giorno riportava la  recensione di Eugenio Scalfari ad un libro di Monsignor Vincenzo Paglia, e  finiva così: “Aggiungo da parte mia: per i non credenti è un incontro con i  valori laici della libertà, dell’eguaglianza e della fraternità”.
										Godiamoceli i valori che nessun’altro Pontefice ci ha  fatto assaporare, senza perdere tempo a manipolare “pendolini” stregati. E, anche se valgo  meno di certi personaggi, permettetemi di augurare lunga vita a questo  Francesco capace, come pochi, di farci intuire un cristianesimo diverso e una  gerarchia commisurata sul “servizio” e non sul potere.
                                    
                                    Don Antonio Mazzi