 
                        
										La svolta della Cassazione, o meglio,  una chiarificazione rispetto al mondo dei rifugiati e dei migranti, andava  fatta. La sentenza, a proposito di un sikh che girava con un coltello secondo i  dettami della sua fede, dice che gli immigrati hanno l’obbligo di conformarsi  ai nostri valori.
										Ma, come al solito, noi italiani che  mai sappiamo stare nel giusto mezzo,  gridiamo o “al finalmente” o, dall’altra parte, “alla fine dell’accoglienza e  dell’integrazione”.
										La questione non è facile e i rischi  da ambo le parti rimangono. Però stavano accadendo cose troppo grandi e le  strutture nate per accogliere stavano diventando luoghi di profitto, di pena,  di violenza e di doppio gioco.
										Il fenomeno stava allargandosi a  macchia d’olio ed era arrivato fino alle soglie delle associazioni di  solidarietà. Dare alcune regole non mi pare violentare le persone, offendere la  loro cultura e la loro fede.
										Dove c’è o dove c’era confusione e  l’ammassamento selvaggio della gente, sempre accompagnato da soldi garantiti  dallo Stato, non potevano non esplodere  le vergogne che abbiamo visto e sentito.
										Regoliamo gli arrivi. Creiamo  strutture che accolgano piccoli numeri di rifugiati. Prepariamo gli educatori e  i responsabili perché possiamo offrire scolarità, lavoro, formazione e pulizia  fisica e morale.
										È difficile, anche per me,  giustificare persone che viaggiano con un coltello alla cinta, perché trattasi  di costume religioso. Come è altrettanto  difficile accettare che si ammassino, senza un minimo di regole e di  organizzazione, centinaia di poveri, custoditi da responsabili capaci solo  di picchiare e privarli del cibo.
										Bisogna, però, evitare che un certo  tipo di politici trasformino una sentenza equilibrata della Cassazione in una  vittoria politica e che le svariate sinistre continuino le stupide diatribe,  anche tra loro, usando diversamente la sentenza, felici di trovare un ulteriore  motivi per litigare.                  
                                    
                                    Don Antonio Mazzi