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									Ho tentato di smentire una mentalità  troppo diffusa e ingiusta. Non sono andato a cercare testi solenni, storici,  ampollosi, pieni di frasi inglesi e carichi di deodoranti. Ho preso Pinocchio,  gli ho messo davanti una “esse” perché mi offriva l’occasione di dire cose che  mi fanno innervosire.
									La  “esse” è una consonante bastarda ed equivoca. Cominciano per “esse” nomi e  aggettivi da strada: stupido, sballato, strano, svampito, svalvolato, spaccone, spacciatore, e via  cantando.
									È vero che cominciano per “esse”  anche: saggio, santo, sapiente, ma servono solo per definire gli adulti. Gli  adolescenti, quando va bene, sono solo bastardi. Ci manca una cultura  dell’adolescenza. 
									Siamo solo capaci di riempire i  giornali con titoloni da capogiro, per raccontare gli ultimi misfatti compiuti  da qualche adolescente borderline. Non  mi pare ci sia la volontà di interpretare seriamente questa “stagione” della  vita dei nostri figli.
									Sarà possibile affrontare il tema dell’adolescenza  in modo sereno, positivo, profondo, non patologico e soprattutto non  superficiale?
									Definizioni, come dicevo, ce ne sono a  centinaia. Alcuni studiosi hanno detto cose importanti. Ho riportato nel libro  riflessioni di Morin, di Siegel, di Recalcati, di Andreoli e di Galimberti.
									Troppo  teoriche per me perchè la mia fatica non si può perdere in teorie. Non c’è tempo da perdere. Ho  raccontato storie concrete, parabole, favole, tragedie, disperazioni.  Soprattutto ho ripreso le esperienze concrete vissute sulla mia pelle avendo  coabitato per cinquant’anni giorno e notte con i giovani.
									La  nostra politica ha partorito una società inadatta agli adolescenti. Li ha oppressi, castrati attraverso  una finta educazione, facendo capire loro che è più importante la laurea in Economia  che la pazienza nel cercare l’amore giusto e nel battere le strade faticose ma  ricche di esperienze umanitarie e di analisi interiori.
									E, per aiutarvi, nel libro ho proposto tre iniziative. Ripensare dalle radici  la scuola: molto meno didattica ma molto più esplorativa e formativa. Inventare una Università della famiglia, aperta  ai genitori, egli educatori e ai docenti.
									Riaprire  “Centri giovanili” per 24 ore su 24, copiando don Bosco in modo più moderno e adatto ai tempi. I  nostri figli si devono godere, ma senza rischiare. Buona lettura.
                                    
                                    Don Antonio Mazzi