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										Non  fece nessuna rivoluzione e tantomeno, nonostante sapesse di tutto e di più,  della chiesa e dintorni, visti i suoi precedenti incarichi, perdette tempo per  discutere ed elaborare nuove metodologie pastorali ed ecclesiastiche. Era  soprattutto un portatore sano di serenità, di positività, di speranza per  tutti. Sapeva piazzare interventi anche in alto loco, nel modo giusto e al  tempo giusto, come ad esempio fece in un seminario sull'etica in Confindustria  . Chi fu presente disse che stregò tutti. Troppo avanti e troppo aperto. 
										Anche  sui migranti iniziò presto la sua faticosa battaglia, compresa solo più tardi  dai milanesi. È morto “sottovoce” come visse sottovoce. Ciò non significa che  l’eredità lasciata non tocchi i toni alti della spiritualità profonda e  della generosità evangelica. Tanto è vero che don Mario Delpini, nuovo arcivescovo  di Milano (lui dice che il nome è già un programma: Mario) non sono solo io a  dirlo, sarà un logico successore di quella linea e di quella pastoralità.
                                    
                                    Don Antonio Mazzi