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									Questa società liquida non deve e non  può scartare i giovani e sottovalutare l’intero settore giovanile. I giovani  vanno provocati, stimolati, invitati a portare freschezza, ad aprire percorsi  nuovi, entusiasmanti e positivamente rischiosi. La saggezza, l’esperienza e i  valori degli adulti faranno da supporto e da spalla.
									La  voce delle nuove generazioni deve accordarsi con l’intergenerazionalità (il  Papa include anche i nonni) per operare quella coralità totale che non può escludere le voci bianche.
									Il Papa non vuole i giovani del  divano, chiusi in casa a giocare alla playstation, coccolati nella bambagia. Li  vuole capaci di reagire e interagire con il mondo, anche se “liquido”. Ha dato  loro un tema straordinario: “I giovani, la fede e il discernimento  vocazionale”.
									È interessante, poi, tra le sue  provocazioni, come lui sappia dare alla  parola vocazione orizzonti e spazi profondi e in un certo senso nuovi.  Coniugare vocazione e beatitudini, beatitudini e misericordia, vuol dire  entrare nel cuore del Vangelo.
									Francesco non si accontenta delle  mezze misure. Propone la radicalità, la sequela come fu per gli Apostoli, per  Maria, per Giovanni Battista. È abbastanza curioso che un Pontefice di  ottant’anni riesca a mettere insieme il Magnificat con i “selfie” e con un linguaggio metaverbale, adatto ad essere recepito da  chi passeggia più tra i “bit” che tra le riflessioni pastorali.
									Ma  Papa Francesco non casca dentro al gioco dell’autoreferenzialità giovanile.  Parte dal basso per poi volare alto, insieme. Abbiamo perso troppo tempo e abbiamo avuto troppa paura  di provocare i nostri “ragazzotti del divano”.
									“Il mondo ha bisogno di voi e voi  siete la finestra dalla quale il futuro entra nel mondo”. Il Sinodo è già  cominciato!
                                    
                                    Don Antonio Mazzi