 
                        
                                        Corriamo il rischio  di gridare al "santo subito", dopo aver letto che un calciatore dilettante di  una squadra di Assisi, l'Angelana, in Campionato di Eccellenza, ha chiesto lui  stesso che gli venisse annullato un goal perché viziato da un fallo di mano.
                                        Non ditemi che  sto banalizzando l'episodio, perché non è mia intenzione. Ma un titolo in sei colonne sul maggior quotidiano italiano, mi pare  che produca effetti contrari. È stato un gesto così sconvolgente?
                                        Bastava un  normale articoletto, perché il calciatore in questione, Enrico Polidori, ha agito  in modo pregevole ma non straordinaria e l'ha fatto in seguito alle domande  dell'arbitro. Vorrei vedere fatti di  questo genere accadere in Campionati di serie A e denunciati da giocatori  che si beccano milioni e sono pronti, per qualche milione in più, a svendersi  senza un minimo di dignità e di coscienza.
                                        Purtroppo un  prete di strada e di oratorio come me non può non usare lo sport e il tifo per  portarsi a casa non solo la simpatia (e l'antipatia) dei suoi ragazzi, ma anche per arrivare a quel tipo di  persone che solo attraverso queste "strade" riesci ad avvicinare. Dico  "purtroppo" perché il calcio è caduto in basso e offre spesso tutto tranne il  gioco, l'allegria e la classe.
                                        Andare allo  stadio o frequentare qualche campetto di periferia non ti garantiscono quel  sano divertimento del quale hanno bisogno tutti, dall'arbitro ai giocatori, ai  dirigenti, agli spettatori.
                                        Questa società del falso benessere ha dimenticato la gioia semplice.  Preferisce mezzi, strumenti, cose molto equivoche e raffinate. Usando un  linguaggio sincero e onesto, il gioco moderno ha nomi e cognomi misteriosi:  bische, alcol, droghe, motori taroccati, bullismo selvaggio, azzardo, selfie,  Instagram, Face-book, WhatsApp, slot machine…
                                        Torno a Polidori  perché, da persona matura, è lui a darmi ragione. "Sono stupito del clamore  suscitato da questa vicenda che, secondo me, doveva invece passare inosservata. Ma il calcio è così, purtroppo. C'è  troppa pressione, persino nelle serie minori. In altri sport non succede, c'è  più correttezza".
                                        Poiché abbiamo  bisogno di stare insieme, di giocare, di cantare, di correre, di camminare,  quando capiremo il discorso del giocatore dell'Angelana?
                                    
                                    Don Antonio Mazzi