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									Reverendo don Mazzi,
									pochi giorni or sono mi trovavo lungo una via della  mia città per delle commissioni.
									Cercando un negozio camminavo più lentamente  guardandomi attorno, quando mi sono sentito chiamare genericamente così da  attrarre la mia attenzione.
									Fuori da una panetteria c'è un ragazzo nero con  somiglianze simili al ragazzo della foto di un suo recente articolo, ha un  berretto in mano con dentro delle monete.
									Mi fermo e lo guardo. Ha uno sguardo triste, non  parla inglese, poche parole di italiano.
									Gli chiedo se vuole che gli comperi qualche cosa,  mi fa cenno di no e muove il cappello per chiedere monete.Prendo dal portafoglio due euro, ma prima di  lasciarli cadere nel berretto nasce in me spontanea la domanda: "Li tieni  tutti tu questi soldi? Li usi tutti per te e le tue necessità?" e il  desiderio di dirgli qualche parola.
									Al primo momento mi guarda con interesse non  capendo, ma avendogli ripetuto la domanda con espressioni diverse alla fine  capisce e, scuotendo la testa mi dice e mi fa cenno di "No" con le  lacrime agli occhi rigirando fra le mani il berretto con le monete, come se non  gli importasse di ciò che aveva in mano. Ho lasciato cadere del denaro e gli ho stretto le  mani.Non ho  saputo fare altro.
									Nel frattempo qualcuno si è fermato ad ascoltare il  nostro dialogo e mi sono sentito svuotare dentro. Le persone seguivano le mie  parole con movimenti della testa, sorrisetti a mezza bocca bisbigliando frasi  come "sfruttati", "mafia", "racket", "ma lei  non lo sa che va così?", "vicino ad ogni panetteria ne piazzano  uno".
									Arrivo alla domanda, caro don Antonio: "Ma se  quel poco di carità che riusciamo a dare lungo la strada, incontrando questi  nostri fratelli, viene versato a sfruttatori senza scrupoli, come la mettiamo?  Costa sacrificio di questi tempi condividere, purché arrivi a buon fine".
									Quando ora incontro questi ragazzi mi nasce il fumo  agli occhi, non vedo la persona che mi sta davanti ma i loro quotidiani  aguzzini.Dopo quanto successo mi sento in confusione e attendo una sua parola.
									
									Anch’io non  ho risposte, ma alle domande rispondo facendo. Perché se dovessi ragionare,  dovrei partire da così lontano da rendere impossibile ogni scelta. La  rivoluzione, qualche volta, la può fare anche il sasso nella fionda di un David  qualsiasi.
								  Peccato che  in questa società preferiamo le Bmw alle fionde e anche i pochi David sono più  impegnati nel rispondere al telefonino che a preparare un nuovo umanesimo.
                                  
                                  Don Antonio Mazzi