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										Sono felice che l’arcivescovo di  Milano sia “un prete”. La frase è seria! Invece, se non vi dispiace, una  malizia me la dovete permettere. È una malizia benefica e non comprometterà  certamente “la carriera” di don Mario (è vero che anche il nome fa il suo  effetto: “chiama don Mario. Lo aspettavamo in oratorio”. È simpatico!).
										Dicono, e qui arrivo alla  punzecchiatura, che conosca bene tutti i preti della diocesi ambrosiana.  Conosce perfino i nomi. E io, applicando alla mia maniera una delle più note  parabole del Vangelo, mi sono detto: “Sto meglio io che rincorro le pecorelle  smarrite o starà meglio lui che dovrà formare, dialogare, incontrare, i pastori  della diocesi più grande del mondo?”.
										Per fare il pastore dei pastori a  Milano, la bicicletta gli servirà solo per andare in curia (spero, anzi sono  convinto che il palazzo arcivescovile non gli ispiri tanta nostalgia) o anche  per cercare qualche pastorello, un po’ disorientato?
										Caro don Mario, nel Vangelo c’è una  paginetta bianca che ti aspetta. Scrivila a mano con qualche scarabocchio e con  diverse sottolineature. A Milano puoi fare di tutto: dal Pastore che mangia  alla mensa dei poveri al vescovo che viene chiamato a testimoniare in mezza  Europa, al prete contemplativo che al tramonto, nella cripta di S. Ambrogio,  recupera la profezia, la pastoralità e l’originalità della parola evangelica.  Il tutto in quella paginetta bianca delle Scritture che aspetta i tuoi  scarabocchi!
           
                                    
                                    Don Antonio Mazzi