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                                        Secondo l'inchiesta, i nostri quindicenni sarebbero ottimi nel  risolvere i problemi da soli, tanto da risultare sopra la media, ma pessimi nel praticarli insieme.  La nostra scuola, diversamente dalle altre scuole europee e mondiali, trascura  questo aspetto che domani, nella vita e nel mondo del lavoro, sarebbe  indispensabile.
                                        Come il solito,  la caduta al trentesimo posto sarebbe, come sempre, colpa dei quindicenni.  Vogliamo, anche nel denunciare o nel riportare notizie, fatti e cose riguardanti  i nostri figli, raccontare le cose come vanno raccontate?
                                        Lo dico da sempre che la nostra scuola va rivisitata da capo a fondo,  cominciando dalla formazione e preparazione dei docenti. Lavorare in  gruppo non è mai stata una priorità, forse nemmeno è stata pensata come normale  attività e metodologia.
                                        I dirigenti  scolastici anziché favorire i docenti (e non sono pochi) che già attuano alcune  sperimentazioni per sviluppare le competenze trasversali, spesso e volentieri  ritardano, impediscono o svalutano. Ci sarebbero sempre di mezzo il programma,  le materie, le interrogazioni, le verifiche e altre cose varie.
                                        La serietà non prevede il disordine procurato in aule nelle quali i  banchi devono essere in fila come alle elementari o dove la  biblioteca verrebbe invasa, o l'aula sacra dei docenti, il sancta sanctorum del tempio scolastico, occupata da qualche utile e  proficuo lavoro di gruppo.
                                        Non abbiamo  ancora capito, nonostante quello che vediamo nell'ultimo decennio, che vivere è  un'avventura. Quindi insegnare è vivere, non è solo insegnare a leggere,  scrivere e far di conto.
                                        È soprattutto insegnare a conoscere che ci sta attorno, per arrivare a  conoscere il mondo che ci circonda. O meglio ancora: saper introdurre una cultura di base che faccia  sintesi costante tra conoscenza ed esistenza. Lo sanno i dirigenti della scuola  questo?
                                    
                                    Don Antonio Mazzi