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									Ma,  con un po’ di pazienza e di comprensione, credo che la richiesta non fosse poi  così sacrilega e assurda. Il parroco, la domenica dopo, durante l’omelia ha  voluto spiegare il suo atteggiamento e la qualità del suo delirio di rabbia.
									“Non  sono stato molto diplomatico”, ha ammesso, “e non posso dirvi cosa ho risposto.  Posso solo dichiarare che dopo mi sono dovuto confessare”. Perciò, data per  scontata la stranezza della richiesta, sono io a domandarmi come un prete possa  andare così fuori di testa da dover ricorrere alla confessione per  tranquillizzare la sua coscienza.
									Tra  le creature del Signore ci sono gli animali, come i fiori, come le pecorelle. E  spesso, durante il periodo natalizio, con la scusa del presepio, in chiesa  arriva di tutto, di più, asini e buoi compresi.
									Io non  vedo niente di così terribile e in qualche modo avrei cercato di salvare il  tutto, con un po’ di prudenza e ironia. Non vorrei aggiungere niente di più e,  tanto meno, andare a ripescare tra le vite dei santi episodi e conferme di  giustificazione della sposa e del cane.