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                                        E ciò che sembrava una tragedia  irrimediabile ha trovato in poche ore il "donatore sanitario" e il direttore  Mariano Ferraresso, che con la sua équipe ha operato il trapiantato.
                                        Ho citato questi due fatti, uno più  commovente dell'altro, perché la nostra  disastrata Italia, in questi momenti, spero abbia fame e sete di cose buone,  vere, delicate, commoventi. Sarei tanto curioso, come prete, come  cittadino, come uomo che da sempre lavora tra i disperati, di conoscere questo  "anonimo" per abbracciarlo, per guardarlo negli occhi e per dire, anche a lui,  una frase che oramai ripeto sempre di più di frequente: "Se fossimo un po' più  generosi, l'Italia in pochi giorni tornerebbe l'Italia dei giorni migliori".
                                        Ho letto in questi giorni una frase di  John Donne. Mi pare possa mettere insieme bene questi due episodi. "Nessun uomo  è un'isola intera in sé stesso. Ogni uomo è un pezzo del continente, una parte  della terra. Se una zolla viene portata via dall'onda del mare, la terra ne è  diminuita. Ogni morte di uomo mi diminuisce, perché io partecipo all'umanità. E  così non occorre chiedere per chi suona la campana. Essa suona per te, per me,  per noi…". 
                                        Questa volta però non è solo una  campana da morto ma uno scampanio vivace  che potrebbe addirittura partire dal campanile del Santuario salvato dalla  frana. Uno scampanio di vita, di amore, di fraternità. È, ancora di più, il  segnale che l'Italia vera, prima o dopo salta sempre fuori!
                                    
Don Antonio Mazzi