UNO SPETTRO SI AGGIRA PER IL MONDO

21/03/2020

Nel libro di tutti i libri ci sono due racconti nei quali si nascondono i significati più profondi della crisi di oggi. Succede sempre così: nei momenti più cruciali e drammatici delle storie, personali e collettive, sono proprio i racconti antichi che riescono a parlare al nostro cuore e alla nostra mente.

Proprio in questi giorni di grande disorientamento per tutti, per molti di paura e per alcuni perfino di sofferenza e morte, mi sono balzate davanti agli occhi queste due storie, due immagini potenti e presenti nella memoria dell’occidente, come due fari che danno un po’ di luce nel buio della notte.

Il primo è il racconto del diluvio. Il profeta lo aveva annunciato ma nessuno se lo era filato e la gente continuava imperterrita, affaccendata nei propri interessi. Sulla terra allora (!) dominava la violenza. Solo poche persone si prepararono al peggio, seguendo passo passo le istruzioni di Dio. Poi arrivò l’acqua, dal cielo e dalla terra, e il terrore di una catastrofe immane. Paura del caos, di aver perso ogni orientamento prima che paura della morte. E la salvezza, ce lo ricordiamo, venne dall’arca. “Tutti sulla stessa barca” come si ripete anche oggi. Persone e animali, tutti i viventi di tutte le specie, nessuno favorito, nessuno escluso. Ecco poi che dopo quaranta giorni si vide un arcobaleno nel cielo e l’arca si posò sulla terra: all’umanità fu data una seconda chance. Questa storia insegna che ci si salva insieme, tutti, e che il mondo è la nostra arca.

Il secondo racconto è complementare al primo. Si trova anche questo nel primo libro, quello delle origini e dice di una grandiosa idea che i popoli di quel tempo ebbero prima immaginato e poi cominciato a realizzare davvero: costruire una grande città, dove fossero cancellate le differenze, dove ci fosse un'unica lingua, un progetto uguale, valido per tutti, indistintamente. Tutti partecipano al progetto cuocendo mattoni per innalzare la torre alta fino al cielo. Ma a Dio non piace questa idea, interviene e disperde i popoli su tutta la terra. Si chiamò Babele quella poderosa torre che gli uomini cessarono di costruire, perché Dio confuse tutte le lingue e preferì molti popoli piuttosto che un popolo solo. Questa storia insegna che vanno salvaguardate le differenze, ognuno, ogni popolo è diverso ed è giusto così.

Credo che questi due miti stanno scritti all’inizio di tutte le storie vere. Quelle di una coppia che si ama, di un gruppo di persone che desidera vivere insieme in una comunità, di un paese piccolo o grande che intende progettare una sana convivenza. E credo che dobbiamo assaporare questi antichi insegnamenti proprio oggi, al tempo del coronavirus che come un sasso, inizialmente piccolo, rotolando e prendendo forza sta per sgretolare la grande statua, il totem indiscutibile del nostro modello di sviluppo, mentre si alzano le acque, abbiamo paura e non sappiamo a quale santo (esperto) votarci, per fissarli bene come fondamento del mondo nuovo che è già cominciato.

Franco Taverna