10/05/2016

Ha certamente tutta l’aria di un romanzo ottocentesco, ritrovato tra le ragnatele del soffitto di una casa di campagna. Non è possibile – avrà detto qualcuno, aggiungendo aggettivi sapienti e saccenti nello stesso tempo – che la Cassazione si sia lasciata prendere per il naso da uno dei milioni di affamati più o meno falsi che battono le nostre strade.
Capisco lasciarsi manipolare da avvocati di serie A, capaci di imbrogliare anche il Padreterno, ma non capire che un clochard che ruba in un supermercato, vada comunque punito per evitare il peggio, che domani siano tutti affamati e tutti autorizzati a farsi un panino farcito, è da tifosi di Victor Hugo, di Collodi, di Rodari.
Era già accaduto, se non erro tempo fa, che il carabiniere commosso avesse pagato di tasca sua lo scontrino di un ladro affamato. E fin qui l’eccezione non fa testo ed eventualmente rende più simpatiche le forze dell’ordine.
Ma qui, ragazzi, siamo in Cassazione. È mai possibile che il luogo più sacro della Giustizia italiana si lasci commuovere da una favoletta “della nonna”? Chi li ha preparati questi giudici? Hanno confuso la parabola del Vangelo con una sentenza del Codice penale?
La sentenza porta il numero 18248 della Quinta sezione, e dice: “Rubare non è sempre una colpa, dipende dal perché si ruba”. Fatemi dire che la cosa mi era stata riferita da un amico al quale ho dato subito del deficiente, convinto che mi prendesse in giro.
Tutti sanno come la penso delle galere e soprattutto quanto mi mandino fuori di testa i poveri carabinieri che alle due di notte mi vengono a prelevare, per ordine del Giudice, uno dei tanti ragazzi che ho in comunità perché riemersa una vecchia “bricconata”.
Per me questo piccolissimo segno, forse per altri addirittura comico, apre la testa e aggiunge qualche virgola (talvolta basta una virgola) per interpretare e rasserenare alcune famiglie. Le e-mail di affamati riempiono il mio tavolo e vorrei essere anch’io, talvolta, un supermarket.
Dovrei anche confessarvi che la tentazione, in certe situazioni, è stata forte. È un periodo che nelle mie comunità faccio fatica a dare a tutti un panino con la nutella. Io non so dove siano i soldi e non voglio sapere come facciano a dormire tranquilli certi signori, sapendo di avere, più o meno tutti le tasche piene ma con tripla cerniera.
E a noi, che sprechiamo 42 chili di cibo all’anno a persona, auguro brutti sogni! E per il momento mi fermo ai sogni!

Don Antonio Mazzi