LA SOCIETÀ NON PUÒ ESSERE CIVILE SE ACCETTA LE CARCERI STRAPIENE

15/11/2016

Non so fino a che punto misericordia e giustizia possano diventare sorelle o almeno parenti. So però che dentro alle galere e nel nome della giustizia tante persone sono da anni a marcire in attesa di giudizi e di sentenze di “quinto o sesto grado” (vocabolario mio che vorrebbe far intendere che verranno eseguite a tempo perso) per fatti e misfatti non ben chiari, e soprattutto so che per la giustizia il carcerato è un numero.
Ed è qui che si possono dire e fare cose che non sconvolgono il mondo e che non spalancano le porte delle patrie galere a vanvera o perché; lo vuole il Papa, alcuni radicali e qualche giovanotto sognatore. Quale giustizia può giustificare l’ammasso di cittadini in pochi metri quadrati e la spersonalizzazione come metodo per scontare le pene?
È vero che quasi tutti quelli che sono dentro le carceri qualcosa di gravissimo o di grave hanno compiuto contro la società, è anche vero però che l’altra parte di società che si crede civile e innocente, non ha nessun diritto di dimenticare che, anche lá dentro, ci sono padri e madri di figli innocenti, di parenti che non possono tagliarsi le viscere di amore e di misericordia, che crescono dentro ciascun uomo, fatto dal Padreterno.
Sono stato anch’io tra i primi a manifestare, alcuni Natali fa, assieme a Pannella, a Napolitano, davanti a Regina Coeli. C’era, allora come adesso, il doppio problema: indulto e amnistia, carceri strapiene o carceri a misura di uomo. Siamo ancora nelle stesse condizioni, nonostante manifestazioni, promesse, inviti ben precisi da parte della Comunità Europea, dei Governi nazionali e dei Partiti.
Mi innervosiscono le giornate finalizzate che riempiono l’anno solare di “pii ricordi” e di slogan ipocriti e tristi. Tra il non fare niente e il fare qualcosa, ci potrà essere qualche spiraglio e qualche gesto umano e civile?
Quest’anno si è aggiunto, alla giornata, la voce forte del Papa e l’atmosfera di misericordia che da qualche mese ha visto azioni belle, forti, vere e oneste. Finisce “la misericordia” temporale, ma dovrebbe continuare la voglia di umanità e di umanesimo, anzi crescere.
Potremmo, ad esempio, velocizzare i processi? Potremmo svuotare celle e aprire cancelli affinché almeno quel po’ di libertà intra moenia (chiamata “aria”) se la possano respirare? E io aggiungo: potremmo pensare all’abolizione delle carceri minorili, sostituendole con altre strutture, non carcerarie ma soprattutto educative e orientate alla vita “normale” del domani dei nostri adolescenti?

Don Antonio Mazzi