GENITORI, OSSERVATE I VOSTRI RAGAZZI

09/06/2017

Non dobbiamo spaventarci, ma una mano sulla coscienza ce la dobbiamo mettere. Aprivo mercoledì scorso un quotidiano nazionale. Nelle pagine centrali, tre titoli mi hanno fatto tremare.
Eccoli: "Il figlio quindicenne del boss uccide l'amico per un like sulla foto di una ragazzina". La pagina accanto: "Scappa dalla famiglia adottiva perché aveva nostalgia dei suoi genitori". Volto pagina e mi arriva la terza botta al cuore. "Blu Whale, quattro casi sospetti a Milano. Attenti a tagli e stranezze dei ragazzi".
Ci sono vari modi per reagire a queste notizie. Il primo: voltare pagina. Il secondo: drammatizzare. Il terzo, e su questo mi fermo, voglio ribadire con più forza e coraggio del solito, l'urgenza di lavorare in modo più profondo, urgente e non tragico, l'intero tema dei nostri figli.
Dentro di loro si stanno frammischiando conoscenze, curiosità, solitudini, fragilità, troppo "interessanti" (mi scuso per l'aggettivo) e più potenti del loro impianto psicologico ed etico.
Fino a ieri abbiamo insistito sul bisogno di informazione. Finalmente, tardi come sempre, oggi abbiamo capito che solo l'informazione non solo non è sufficiente, ma potrebbe diventare rischiosa, pericolosa e "stimolante".
Nel contempo c'è un'altra parola che sprechiamo su tutti i giornali, radio e televisioni: formazione. Ma mentre informare è facile, formare è sempre stato il mestiere più difficile.
Oggi, poi, se vogliamo essere onesti fino in fondo, esistono forti dubbi sulla capacità di formare da parte di tutti noi adulti, compresi i genitori, i professori, i preti e gli animatori vari.
Se poi prende piede questo fenomeno bestiale, assurdo, inspiegabile, contro natura come la "balena blu" tutte le nostre esperienze e professionalità vengono annullate in un attimo. Ho avuto un solo pallido e breve esempio. Ne sono uscito sconvolto. Credevo che il male finisse con l'ISIS. Qui siamo ben oltre. Basta pensare al tutor che prepara al suicidio.
È una tipologia di "male" che mai avrei immaginato. Supplico e prego chi mi legge di ascoltarmi. È difficile tenere insieme preoccupazione e intuizione, senza lasciarsi spaventare. Lo spavento non serve.
Serve, invece, la capacità di leggere dentro agli occhi di vostro figlio e subito chiedere aiuto. Parliamone poco in pubblico. I giornali dovrebbero riempire le pagine con storie e testimonianze totalmente diverse. Genitori, vi do un tempo di allerta: attorno ai sedici anni.

Don Antonio Mazzi