CHI SI RASSEGNA PARTE SCONFITTO

07/12/2018

Solo leggendo i numeri ti prende una botta dentro il cuore che, per qualche minuto, ti disorienta. Secondo i dati di un’ultima rilevazione diffusi dalla psicologa Daniela Lucangeli, dell’Università di Padova, e presidente dell’Associazione per il Coordinamento degli insegnanti specializzati, sarebbero 128mila i ragazzi in Italia - mi rifiuto di etichettarli perchè comunque li voglio pensare solo e sempre ragazzi - che bruciano il loro cervello dentro quattro mura, davanti al loro “carnefice digitale”.
Il verbo marcire e la parola carnefice sono pesanti e forse troppo drammatici ma, già tre anni fa da queste pagine, ho parlato, da spaventato, di questo fenomeno presente, allora, soprattutto in Giappone.
Negli ultimi tempi, purtroppo, hanno battuto anche alle porte di Exodus ragazzi con questo tipo di dipendenza. La “potenza malefica” di questi mezzi pare talmente micidiale da obbligare i massimi esperti a rilevare due conseguenze gravi come la massiccia esposizione ai campi magnetici e alle onde radio.
Ma quello che mi spaventa di più e che non voglio assolutamente accettare è la rassegnazione. Non voglio arrendermi alle frasi che dicono: “L’onda è partita, non si può fermare, possiamo solo cercare di cavalcarla al meglio, sperando di non farci troppo male. Proprio perché indietro non si torna”.
Rifiuto queste dichiarazioni, non perché non siano vere o superficiali, ma proprio perché corrono il rischio di essere vere. Il solo vederle per iscritto e il sentirle dire agli Stati Generali della Scuola Digitale, mi fa imbestialire.
Niente è impossibile ma potrebbe diventarlo se noi partiamo già pensandoci sconfitti. I giovani si portano dentro l’onnipotenza per il bene come per il male. Tocca a noi far capire loro che nessun nemico esterno può vincere la loro forza interiore, il loro bisogno di avventure positive con l’augurio di crescere accanto ad adulti testimoni di autenticità e capaci di aiutarli a muoversi tra onde diversamente magnetiche, in tempi nuovi, in spazi extramurari e in un mondo di desideri giustamente sconfinati.


Don Antonio Mazzi